«Scelta scellerata, ma crediti legittimi»
L’ossatura è la stessa, con la conferma delle estorsioni aggravate dal metodo mafioso, ma il finale è cambiato. Tra il primo e il secondo grado, le condanne sono state ridimensionate. Per Carlo Santini da 12 anni e mezzo a 8 anni e 9 mesi; per il fratello Alessandro da 11 anni a 8 anni. Resta la confisca di 400 mila euro, tanto quanto i crediti recuperati con le estorsioni. Sulle pene, è stata determinante la concessione delle attenuanti generiche, negate in primo grado «non essendo a tal fine sufficiente il mero dato della penale incensuratezza». Carlo ha condanne, ma vecchie. In Appello, invece, i giudici hanno tenuto conto del punto di partenza di questa storia, pur senza giustificare. «Per quanto non possa essere valorizzato il comportamento processuale dei due appellanti, le cui propalazioni si sono risolte nel negare dati oggettivamente in contrasto con le emergenze di indagine, non può comunque trascurarsi il movente di natura economica che ha indotto gli appellanti alla scellerata decisione di servirsi di delinquenti di spessore per la riscossione dei crediti inevasi». La Fratelli Santini «era pesantemente esposta» dal punto di vista economico anche a causa degli insoluti. Da qui «il potenziale rischio di divenire a propria volta insolventi può essere stato la leva per assumere tale improvvida decisione». Due persone offese, inoltre, sono state risarcite con 35 mila e 12 mila euro. «Tale sforzo risarcitorio, in uno con il movente economico derivante dall’esigenza di recuperare crediti legittimamente dovuti, si ritiene valorizzabile al fine di riconoscere a entrambi i Santini le attenuanti generiche».