Ottomila scesi in piazza, contestazioni e fischetti Bersani: «Allarme destre»
Gori: l’antifascismo sia esplicito. Osvaldo, il reduce centenario
«Si può resistere a un invasore senza imbracciare le armi?». È un interrogativo ricorrente nel discorso che Giorgio Gori fa dal palco in piazza Vittorio Veneto per celebrare il 25 Aprile. Il sindaco si richiama all’attualità dei conflitti tra Ucraina e Russia e tra Israele e Palestina: «Siamo tutti per la pace», dice Gori, davanti a una piazza con 8.000 persone (la stima ufficiale) in cui ci sono delle divisioni. Una minoranza è separata dalla polizia, lungo viale Roma; una settantina di persone tra aderenti a sindacati di base e Giovani palestinesi con i fischietti grida «fascisti!» e chiede la parola. Qualcuno prova invano a sfondare il cordone e avvicinarsi al palco, dove, oltre ai rappresentanti della giunta e dell’Anpi, ci sono anche i due candidati sindaci Elena Carnevali (centrosinistra) e Andrea Pezzotta (centrodestra). Carlo Salvioni, presidente del Comitato antifascista di Bergamo, dedicando il 25 Aprile a Giacomo Matteotti invita a «esprimere le proprie opinioni ma rispettando quelle degli altri».
Il sindaco legge il monologo di Antonio Scurati in un primo momento censurato dalla Rai, difendendo l’indipendenza dei media e la libertà d’informazione. «Il 25 Aprile è una ricorrenza da onorare senza riserve — rileva Gori —. La vera data di nascita della democrazia italiana. Perché sia credibile, l’adesione non può contenere ambiguità. E la parola “antifascista”, per chi ha giurato sulla Costituzione nata dalla Resistenza, è una parola che non può essere omessa». Di fronte a un astensionismo crescente, il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi invita alla partecipazione: «I valori dei padri costituenti vanno protetti. Invito tutti a votare con consapevolezza, per essere protagonisti del nostro tempo».
In migliaia in corteo dalla stazione a piazza Vittorio Veneto hanno reso omaggio alla lapide in memoria di Ferruccio dell’Orto (per il suo loculo al cimitero la giunta ha deliberato il rinnovo della concessione per i prossimi 30 anni). Corone d’alloro vengono posate dalle autorità alla Torre dei Caduti e al monumento al partigiano; il reduce Osvaldo Scaramucci, che tre mesi fa ha compiuto 100 anni, è sorretto dal sindaco. Oltre alle bandiere palestinesi, di sindacati, partiti e associazioni, sfila pure lo striscione dell’associazione ItaliaIsraele che ricorda l’impegno della Brigata Ebraica, quello di Progetto Adriana (sul palco ha parlato Susanna Facheris) e quello dell’Isrec con la bandiera della pace realizzata dalle donne dell’Udi di Romano nel 1947. Ricordando la lotta di partigiani e angloamericani, Gori evidenzia come «non ci sarebbe stata alcuna Festa della Liberazione se gli antifascisti del tempo avessero optato per il disarmo, il pacifismo e la diplomazia». E ringrazia, viste le assenze degli anni passati, i politici di centrodestra presenti in piazza. «Sono qui convintamente, questa è una giornata di festa — evidenzia Pezzotta —. Purtroppo, c’è sempre chi cerca di rovinarla, non capendo che nel momento in cui urla e insulta, mostra la stessa intolleranza dei fascisti che contesta». Elena Carnevali si concentra «sulla straordinaria partecipazione al 25 Aprile, una festa di tutti. È il segno che i valori della libertà, della pace e dell’antifascismo, sono ancora vivi nelle coscienze. Ed è nostro dovere difendere questi baluardi a garanzia di una società più giusta e più umana».
Di pace parla pure Pier Luigi Bersani: «Il nostro 25 Aprile chiede il cessate il fuoco in ogni luogo di questa guerra mondiale a pezzi — sottolinea —. Si affidi al negoziato ciò che le armi non possono risolvere, se non al prezzo di nuovi bacini d’odio, terrorismi e guerre». La contestazione durante i saluti istituzionali si interrompe un attimo, quando Bersani rivendica il diritto «che i palestinesi abbiano finalmente la loro patria». L’ex segretario dem, ricordando gli orrori di Auschwitz, Marzabotto e Sant’Anna, ammonisce: «Non pensiamo che non ci sia bisogno di spiegare la differenza tra fascismo e democrazia. Il fascismo è nato da idee e miti che in forme nuove possono risorgere».
Fascinazione della violenza, disuguaglianza e sopraffazione: «La lotta contro il fascismo e il nazismo ci ha consegnato una democrazia che per quanto imperfetta è radicalmente alternativa a quelle idee e a quei miti generatori di mostri. Hanno vinto idee di uguaglianza, dignità, aspirazione alla pace e di bilanciamento del potere. Ma non possiamo riposarci — rincara Bersani —. Queste verità elementari non sono condivise da tutti. In Europa e in Italia riprende forza un giudizio a dir poco ambiguo sulle destre del Novecento». Bersani celebra la Costituzione antifascista: «Giurare su di essa senza riconoscerne il significato, o pensare di manometterla, resta una ferita per la nostra democrazia».
Pezzotta presente «Chi urla e insulta mostra la stessa intolleranza dei fascisti che contesta»