LA BARRICATA E IL FIUME IN PIENA
Gli episodi di intolleranza contro gli immigrati, che si sono recentemente registrati anche in provincia di Brescia, si spiegano in parte con l’impatto di popolazioni etnicamente e culturalmente diverse su piccole comunità locali, ma in parte sono anche il risultato della demagogia populista e neo-comunitaria, che ha soffiato sul fuoco della diffidenza e della paura. Tuttavia, indipendentemente dal giudizio che ciascuno ne darà, non si può non notare la dismisura tra questi minuti fenomeni di insofferenza e le dimensioni apocalittiche di quanto sta accadendo ai confini meridionali d’Europa. L’entità dei numeri in gioco, sia dei migranti che hanno già attraversato il mare, sia di quelli che si apprestano a farlo, conferma un dato di cui troppi stentano a prendere atto: l’ondata non si fermerà e i nostri tentativi risulteranno patetici come quelli di chi vuole vuotare il mare col cucchiaino. Volenti o nolenti, dovremo abituarci a questi flussi, invece di illuderci che si tratti di emergenze da fronteggiare con provvedimenti eccezionali. L’immigrazione da Medio Oriente e Africa è un fenomeno strutturale e a ragione alcuni sostengono che sarà uno dei tratti della nostra epoca. In Europa si stanno erigendo barriere di filo spinato, l’Inghilterra cerca di difendere all’Eurotunnel il suo splendido isolamento, in tutti i paesi cresce l’allarme sociale fomentato dalle destre, ma non per questo i migranti cesseranno di arrivare. Forse non ci siamo mai accorti che per giungere da noi questa gente affronta un rischio di mortalità del 10 per cento, che è superiore a quello di chi scala l’Everest. E, insieme agli uomini, questo rischio lo accettano anche donne e bambini. Questo semplice dato ci aiuta a capire gli inferni che si lasciano alle spalle e concede ben poche speranze a chi vorrebbe fermare questo fiume in piena. Purtroppo quella che si scatena nelle proteste accese un po’ dovunque è l’ennesima edizione della guerra dei poveri. Dietro sta la drammatica incapacità dei paesi europei, che per di più si trovano in prima linea, di affrontare un evento epocale di questa portata. E, mentre i cittadini vivono sulla propria pelle questa tragedia globale, per far fronte alla quale non bastano la solidarietà e i buoni sentimenti, i governi annaspano e le mafie, loro sì efficientissime, ingrassano. L’emergenza va ovviamente gestita, ma occorre affiancarvi politiche a medio e lungo termine, in grado di ripristinare condizioni di vivibilità nei paesi dell’esodo. Il compito spetta all’intera comunità internazionale, che deve cominciare a ragionare nei termini di una nuova complessità. È questo che dovrebbe stare a cuore ai nostri politici, se il loro obiettivo è di risolvere davvero i problemi delle comunità che li hanno eletti.