In pensione le due caldaie più vecchie A Lamarmora si punta sull’efficienza sognando il metano del mare egiziano
Forte virata in chiave sostenibile per la centrale termoelettrica di Lamarmora. A2A investirà 30 milioni sull’impianto che ha reso Brescia famosa nel mondo, perché da lì, nel 1976, è partito il teleriscaldamento della città. La multiutility manderà in pensione i due «motori» più vecchi, ammodernando il terzo. Il che significa, innanzi tutto, un dimezzamento delle emissioni inquinanti di anidride carbonica e ossidi d’azoto.
Le caldaie 1 e 2 (in tutto 295 Megawatt) realizzate nel 1976 e nel 1980 verranno smantellate e sostituite da «caldaie a generazione semplice» di calore. Niente più produzione combinata di calore ed energia elettrica. A produrre elettricità resterà solo il gruppo 3, inaugurato nel 1988. Verrà quindi dimezzata la potenza installata nel complesso energetico (si passa da 135 a 70 Megawatt) e la nuova caldaia, che potrà essere alimentata a polverino di carbone o a metano, funzionerà soprattutto nel periodo invernale. L’impianto continuerà quindi a supportare il termoutilizzatore nella sua funzione di teleriscaldamento. Immetterà nella rete di tubi che scorrono per 660 chilometri sotto la città, quell’acqua «bollente» utilizzata per l’impianto di raffreddamento. Acqua che, insieme a quella che scorre intorno al forno dell’inceneritore, scalda 24mila edifici (ovvero 173mila abitazioni equivalenti).
Un intervento in linea con le nuove strategie della multiutility, che in tutta Italia sta dismettendo impianti per la produzione di energia elettrica da fonti fossili. Una virata a 180 gradi rispetto al periodo precrisi del 2008, quando Asm era intenzionata ad effettuare un massiccio potenziamento (un quadruplicamento) dell’impianto, portandolo a 715 Megawatt. Il progetto venne presentato nel 2006 e correva parallelamente alla domanda per la realizzazione di una centrale turbogas da 800 Megawatt che Ansaldo voleva realizzare nella bassa bresciana, ad Offlaga. Una maxi centrale termoelettrica a due passi dal centro città scatenò le reazioni delle associazioni ambientaliste cittadine, le quali si appellarono al Tar (che bocciò il ricorso), preoccupate dai dati sulle emissioni di gas serra. Il ministero aveva già predisposto l’ok al progetto definitivo. Poi nel 2012, l’inversione di rotta, ed il primo annuncio della «dismissione» dei primi due moduli.
Ora la sfida per A2A sarà quella di assicurarsi combustibile «a prezzo». E scenari molto interessanti arrivano dalla recentissima scoperta fatta da Eni nel mare dell’Egitto: un giacimento di metano da 835 miliardi di metri cubi, pari ai quantitativi consumati dall’Italia in dodici anni.