Enti camerali, il risiko può partire ma senza Brescia
Ora che la riforma è legge, il risiko delle Camere di Commercio può partire. Il 28 agosto è entrata in vigore la legge delega di riforma della pubblica amministrazione. L’articolo 10 è dedicato al «riordino delle funzioni e del finanziamento» delle Camere di commercio. Entro 12 mesi il governo dovrà adottare i provvedimenti per rimodellare gli enti camerali: per esempio riducendo i componenti di consiglio e giunta e ridefinendo compiti e funzioni. Qualcosa è già entrato in vigore ed è la riduzione del diritto camerale, tagliato del 35% quest’anno, del 40% il prossimo anno e del 50% nel 2017. Bisognerà poi aggregare le camere, innescando così economie di scala: in un anno gli enti territoriali dovranno passare da 105 a «a non più di 60 mediante accorpamento di due o più camere». Qualcuno si è già mosso. In Veneto Venezia ha inglobato Rovigo. In Lombardia, invece, i giochi devono ancora partire. La legge fissa un paio di criteri: si può mantenere la propria autonomia avendo un minimo di 75mila imprese che garantiscano equilibrio economico all’ente. Brescia supera ampiamente i due requisiti: 120mila imprese e il primo posto in Italia per rapporto tra entrate e spese. Non a caso, a giugno, il presidente Giuseppe Ambrosi aveva spiegato in consiglio: «Ci sono alcune camere che hanno numeri diversi dalla nostra e che stanno dialogando per fare aggregazioni. Noi in questa fase non ravvediamo nessun tipo di necessità e di urgenza». Il risiko dovrebbe partire dagli enti più piccoli, Lodi, Lecco, Sondrio. Lecco guarda a Monza e Como. A sud potrebbe nascere un’alleanza tra Pavia e Lodi e tra Cremona e Mantova. A Brescia, invece, assicurava Ambrosi, «non stiamo valutando alcuna aggregazione». (d.b.)