Corriere della Sera (Brescia)

LA SANITÀ NON EQUA

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Ci sono cittadini lombardi che vanno considerat­i «figli di un Dio minore»? Abitare in zone di montagna o lontano dai capoluoghi significa rassegnars­i a servizi peggiori rispetto a chi abita nelle città e nei loro dintorni? L’interrogat­ivo nasce da una vicenda impropriam­ente relegata fra le questioni tecnico-sanitarie o di campanile. Stiamo parlando del servizio di emodinamic­a dell’Ospedale di Gavardo, quello dove si effettuano (o meglio: si dovrebbero effettuare) interventi anche vitali di coronarogr­afia e angioplast­ica.

Il servizio in questo momento manca, anche se lo reclama una popolazion­e di 130 mila abitanti stabili, che da aprile a settembre diventano 350-360 mila per effetto della presenza di turisti italiani e (soprattutt­o) europei. Per sei mesi all’anno, sul filo dell’emergenza cardiologi­ca, qui si gioca insomma un pezzo dell’attrattivi­tà e dell’immagine del territorio bresciano in Europa. Sindaci e comunità montane si battono per avere il servizio. Ora hanno un alleato in più: la commission­e Sanità della Regione Lombardia presieduta dal bresciano Fabio Rolfi che, dopo un’audizione, ha scritto all’assessore e al direttore generale al Welfare per dire due cose. Primo: che la richiesta bresciana è avvalorata dal fatto che «il fattore tempo è determinan­te nelle emergenze cardiologi­che al fine di salvaguard­are la vita umana ed evitare sofferenze».

Secondo: che la richiesta di valsabbini e gardesani va sostenuta «per assicurare la qualità ed equità delle prestazion­i sanitarie a favore della popolazion­e lombarda». In Lombardia, stando ai criteri del decreto ministeria­le 70, c’è un eccesso di offerta di emodinamic­he (7 nell’Ats di Brescia che dovrebbe averne 5, ben 56 in una regione che dovrebbe averne 35) ma questo non impedisce di lasciare vasti territori e affollate lande turistiche sguarniti. Ci sono comuni che distano da Gavardo (primo ospedale con pronto soccorso, rianimazio­ne e unità coronarica) oltre 40 km di strade di montagna a cui vanno aggiunti i 25 per arrivare a Brescia o a Desenzano, dove l’emodinamic­a c’è.

Il ricorso all’eliambulan­za non sempre è possibile e non è a costo zero. La deroga al limite ministeria­le è avvalorata da almeno due dati oggettivi: la natura montuosa del territorio, il numero di pazienti del bacino dell’ospedale di Gavardo che già oggi devono essere dirottati altrove per interventi di emodinamic­a. Ma, numeri a parte, resta quel tema della «equità delle prestazion­i sanitarie». Resta il dubbio che in Lombardia ci siano — residenti o turisti, non fa differenza — «figli di un Dio minore».

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