La Valle Camonica accende Nibali e abbraccia il Giro
Il Mortirolo di Pantani nel ricordo di Scarponi. Folla sulle strade, oggi si replica sul Tonale
Quando il Giro 100 entra in provincia di Brescia, il cartello posizionato di notte al bordo della strada dagli organizzatori incute un certo timore: da Darfo all’arrivo a Bormio mancano ancora 200 chilometri. Eppure, la magia del Giro d’Italia per i ciclisti è anche questa: attraversare faticosamente regioni e province, ricevendo in cambio ogni giorno affetto, sostegno e simpatia, carburanti necessari al pari di carboidrati e sali minerali.
Sul ponte che scavalca il Dezzo, a Darfo Boario Terme, i primi appassionati: nonne con nipotini e passeggini, studenti delle scuole, operai con cane al guinzaglio e cicloturisti della domenica. Tutti in coro a ripetere che «quando passa il Giro, è sempre uno spettacolo». Poi certo, il passaggio del gruppo dura una manciata di secondi, giusto il tempo di accorgersi dell’aria che ti arriva addosso e le schiene dei corridori sono già lontane. Per rivederli da vicino, occorre risalire la Valle Camonica, direzione Mortirolo.
La corsa segue il tracciato della vecchia statale 42, così la carovana attraversa tutti i centri abitati. Quando si ferma, in anticipo sulla corsa di almeno un’ora, ecco che si scatena la festa: gli animatori e le ballerine accendono il trenino con i bambini delle scuole, i gadget vengono distribuiti come se non ci fosse un domani: richiestissimo il cuscino rosso gonfiabile per appoggiarsi più comodamente a bordo strada. Ma la star è lui, l’uomo che guida il primo furgoncino della carovana: microfono attaccato alla bocca, non scende neanche dall’abitacolo ma vende il classico kit a 10 euro composto da maglietta e cappellino.
Si risale la valle: a Cogno i bambini delle scuole con i palloncini e i cartelloni. Tanti tifano Vincenzo Nibali, che trionferà al traguardo di Bormio rivoluzionando la corsa rosa. Qualcuno ricorda Michele Scarponi, cui è stato intitolato l’arrivo in vetta alla cima più temuta. Breno è la capitale della «spongada», la tradizionale focaccia camuna: le fornerie e le panetterie sono addobbate di rosa, qua e là spuntano nelle vetrine dei negozi vecchie biciclette tirate giù dai solai. Il vintage è molto glamour anche a queste latitudini.
Ma è salendo in quota che il ciclismo diventa quello vero, quello epico. Quello di Marco Pantani. E dire Pantani vuol dire Mortirolo. Già lunedì pomeriggio i tifosi di oggi lo ricordavano con calore: «Questa è la sua montagna» si sentiva ripetere dai camper e dalle tende vicine al passo. Incontriamo ciclisti spagnoli e sudafricani, francesi e sloveni: «Questa montagna è mitica come il mont Ventoux o l’Alpe d’Huez». E poi c’è lo Stelvio, altra vetta mitica per gli amanti delle due ruote, con i suoi tornanti che portano alla Cima Copi di quest’anno, la più alta del Giro 100. È ormai pomeriggio inoltrato quando i tifosi tornano a valle, verso casa. Le auto incolonnate, le biciclette che slalomeggiano. I più arditi tentano la doppietta: ieri Mortirolo, oggi il Tonale. Con un pezzo di spongada infilata nella tasca posteriore.