Falcone e Borsellino, eroi senza tempo
In tribunale il ricordo, organizzato da Libera, dei magistrati Falcone e Borsellino, vittime della mafia.
23 maggio 1992. Ore 17.56.Il centro sismologico di Erice rileva un evento tellurico con epicentro a Capaci. Ma non è un terremoto. È una strage, messa a segno con una carica esplosiva da mille chili di tritolo, quella in cui rimangono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Mentre sulla facciata campeggia la foto del magistrato, nemico numero uno della mafia, ritratto insieme all’amico e collega, Paolo Borsellino, all’interno del Palazzo di Giustizia di Brescia, 25 anni dopo, su iniziativa dell’Associazione Libera, si ricordano gli eroi che non hanno esitato a mettersi in prima linea contro «Cosa nostra», nel nome della legalità.
«Non è una commemorazione, precisa subito il presidente della Corte d’Appello, Claudio Castelli, ma un impegno contro le mafie che oggi sono un problema per tutto il Paese. O riusciamo a essere noi Stato, senza vivere lo Stato come ostile, oppure le mafie vincono». La platea è fatta so- prattutto di ragazzi delle scuole superiori.
A loro si rivolge il referente bresciano di Libera, Giuseppe Giuffrida: « È importante conoscere questi eroi con i loro nomi». Ed è a questo punto che il procuratore Fabio Salamone chiede a tutti di alzarsi in piedi e comincia a ricordare i nomi di tutte le vittime di mafia dal 1979. È da allora che si avvia la strategia del terrore in Sicilia. Periodo che Salamone, iniziando la sua carriera di magistrato proprio accanto a Paolo Borsellino e in stretto contatto con Giovanni Falcone, ricorda bene. Ricorda anche che in quegli anni si negava l’esistenza della mafia. «Dicevano che era un modo di essere dei siciliani che si tramandava di padre in figlio».
Ci sono voluti molti anni e molti morti prima di arrivare a un riconoscimento sul piano giuridico. «Dopo l’uccisione del generale Dalla Chiesa (nel 1982, ndr) è arrivato il 416 bis». Partono i primi processi, le indagini arrivano in Francia e anche oltre oceano, negli Stati Uniti e arriva anche il primo pentito di mafia, Tommaso Buscetta. «Per ricostruire i legami tra le famiglie mafiose Falcone era arrivato ad analizzare certificati di battesimo e matrimonio, per risalire a padrini, madrine e testimoni», rivela ancora Salamone, mentre le parole gli si impastano di ammirazione, ma anche di amarezza per la solitudine in cui i due magistrati si erano ritrovati a lavorare per l’ostilità che si respirava su alcuni fronti al palazzo di giustizia di Palermo. «Falcone era un magistrato che come altri si impegnava nel suo lavoro - aggiunge l’ex procuratore Guido Papalia ma aveva capito che per sconfiggere la mafia basta fare ogni giorno il proprio dovere».
Il ricordo del giudice morto a Capaci pervade anche le aule del Tar di Brescia dove Augusto Cavadi, presidente della Scuola di formazione eticopolitica «Giovanni Falcone» di Palermo, ha incontrato i ragazzi dell’istituto Golgi.
Si inquadra il «problema», si delinea il modus operandi della mafia che cerca di insinuarsi negli apparati statali, corteggiando e corrompendo i singoli funzionari. A chi resiste e respinge le infiltrazioni si dichiara guerra. Poi una domanda spiazza Cavadi: «La mafia ha fatto qualcosa di buono o solo cose brutte?», chiede un ragazzo. Cavadi ci pensa un attimo, fa un respiro profondo e risponde: «Persino il fascismo ha fatto cose positive, come la bonifica delle paludi, allora, poi, i treni arrivavano in orario, mi raccontava mia nonna — scherza — ma la mafia anche quando, ad esempio, crea lavoro, offre un beneficio individuale, non per la comunità, e la cosa non è mai gratuita, perché in quel momento si crea un rapporto padroneservo. Se vogliamo rispettare l’eredità di Falcone, bisogna rispettare la legge senza compromessi, anche nelle aule di giustizia».
In tribunale Il ricordo organizzato dall’associazione Libera in tribunale e alla sede del Tar I ragazzi Alla giornata hanno partecipato molti studenti delle scuole superiori