Servizio civile, sfida di numeri
Cotelli (Caritas): «Dovremmo riuscire a garantire spazi per ogni domanda»
La proposta fatta dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, in occasione dell’adunata nazionale degli alpini che si è tenuta a Treviso, si scontra con i numeri, prima ancora di diventare oggetto di dibattito. Lo scorso anno, infatti, a fronte di 36 mila volontari in servizio civile, le domande, a livello nazionale, sono state più del doppio. «Più che renderlo obbligatorio — afferma il direttore della Caritas Giorgio Cotelli — credo che la vera sfida sia quella del servizio civile universale e quindi di riuscire a dare risposta positiva a tutti quelli che chiedono di volerlo fare». La Caritas ha lunga esperienza in materia: venerdì, al Brixia Forum di via Caprera, promuove una reunion aperta a tutti coloro che in 40 anni esatti (dal 1977) hanno fatto obiezione al servizio militare, poi servizio civile volontario o l’anno di volontariato sociale, proposta quest’ultima sostenuta dalla Caritas con risorse proprie.
Torna il servizio civile obbligatorio? Ma anche no. La proposta fatta dal ministro della Difesa Roberta Pinotti in occasione dell’adunata nazionale degli alpini, si scontra con i numeri, prima ancora di diventare oggetto di dibattito. Lo scorso anno, infatti, a fronte di 36 mila volontari in servizio civile, le domande sono state più del doppio.
«Più che renderlo obbligatorio — afferma il direttore della Caritas Giorgio Cotelli — credo che la vera sfida sia quella del servizio civile universale e quindi di riuscire a dare risposta positiva a tutti quelli che chiedono di volerlo fare». La Caritas ha lunga esperienza in materia: venerdì, al Brixia Forum di via Caprera (i dettagli su www.caritasbrescia.it), promuove una reunion aperta a tutti coloro che in 40 anni esatti (dal 1977) hanno fatto obiezione al servizio militare, poi servizio civile volontario o l’anno di volontariato sociale, proposta quest’ultima sostenuta dalla Caritas con risorse proprie. A Brescia, in quarant’anni, di giovani obiettori o di servizio civile in Caritas ne sono passati parecchi, a partire dal sindaco Emilio Del Bono e dal rettore della Statale Maurizio Tira: una decina nei primissimi anni, 340 negli anni ottanta, 1.750 negli anni novanta, oltre 800 nel nuovo millennio. Tra loro anche un discreto numero di AVS, anno di volontariato sociale, esperienza peculiare promossa dalla Caritas. «Per me fu un’esperienza che mi ribaltò la vita dice Cotelli - e per tanti è stato così. Il senso del ritrovarsi insieme, in occasione dei quarant’anni, è tirar fuori da quelle radici i frutti di questo albero». Nessuna operazione nostalgica quindi ma, al contrario, un’occasione di incontro e riflessione alla quale parteciperà anche il vescovo Luciano Monari. «Il servizio civile è esperienza che riorienta - sottolinea Cotelli -. Ed è ovvio che non è far lavorare i giovani per tenere aperti dei servizi ma, al contrario, un modo per entrare in contatto con la realtà degli ultimi e dei feriti. Interrogandosi: questi feriti sono degli scarti o sono delle risorse? Il servizio civile è anche occasione per recuperare occhi nuovi». Se questo è lo spirito, per Cotelli è evidente che il problema non è l’obbligatorietà ma la contaminazione: «In questi anni noi avremo fatto anche buona pubblicità sottolinea il direttore della Caritas -, ma i giovani sono venuti a fare servizio civile tramite il passaparola. Quattro su cinque non vengono nemmeno direttamente da oratori e parrocchie». Ecco, è da questo de- siderio di esserci che per Cotelli bisogna partire: «Non vogliono servizi edulcorati, ma esperienze vere: alcuni magari sono spaventati dall’idea di un anno intero, ma quando fanno una prova di uno o tre mesi poi restano, anche perché in Caritas molti hanno trovato anche uno spazio per poter essere creativi e mettersi alla prova».
Scommettere sui giovani, «perché hanno tanto da dire e da dare, avendo gli occhi nuovi per riuscire a vedere queste cose»: venerdì la reunion servirà soprattutto a questo.