Corriere della Sera (Brescia)

Gli strani guadagni di Garatti: 40 mila euro ogni mese

Il retroscena della misteriosa sparizione in un’inchiesta per evasione fiscale

- di Armando Di Landro

Che fine abbia fatto non si sa. Di certo, però, Fabrizio Garatti faceva girare tanti soldi. Il «Biscio», 45 anni, è scomparso nel nulla un anno fa. «La sua vita non era più quella», aveva fatto sapere la moglie tramite il suo legale. Ma i soldi erano troppi e un retroscena sui suoi guadagni emerge dalla richiesta di sei misure cautelari, ottenute del pm di Bergamo Emanuele Marchisio, per una presunta associazio­ne a delinquere finalizzat­a all’evasione fiscale che si è consumata sull’alto Sebino: un giro di fatture per dieci milioni di euro. In cella sono finiti in tre.

Che fine abbia fatto non si sa. Di certo, però, Fabrizio Garatti faceva girare tanti soldi. E anche per i suoi familiari quel milione di euro in contanti scovato dai carabinier­i sotto il pavimento del pollaio dei suoi genitori, non era stato probabilme­nte una sorpresa. Detto il «Biscio», 45 anni, originario di Costa Volpino ma di casa a Gratacasol­o di Pisogne, con la moglie Monica Frassi e un figlio piccolo, Garatti è scomparso nel nulla la sera di giovedì 26 maggio, dopo aver salutato un amico in un bar di Costa Volpino. E già durante le prime indagini agli occhi dei carabinier­i di Clusone si è spalancato un mondo in parte noto, in cui il Biscio aveva navigato: quello del traffico di stupefacen­ti, con una condanna definitiva alle spalle a 3 anni e 4 mesi, per Garatti, pizzicato nel 2009 con 40 chili di marijuana in macchina.

«La sua vita non era più quella», aveva fatto sapere la moglie tramite il suo legale. Ma i soldi erano troppi e un retroscena sui suoi guadagni emerge dalla richiesta di sei misure cautelari, ottenute del pm di Bergamo Emanuele Marchisio, per una presunta associazio­ne a delinquere finalizzat­a all’evasione fiscale. «Dalle attività di intercetta­zione sulla scomparsa di Garatti Fabrizio — scrive il pm — emergeva come uno dei principali sodali dello scomparso, ovvero Garatti Stefano, detto “Noce” (non parente, ndr) fosse dedito a un’attività illecita con fatture per operazioni inesistent­i. E in particolar­e emergeva che grazie alle attività criminali cui si dedicavano, tanto Garatti Fabrizio quanto il sodale riuscivano a generare un flusso di entrate pari a circa 40 mila euro al mese».

Anche i flussi di denaro finora ricostruit­i, però, non hanno aiutato a fare luce sul giallo del «Biscio». Sono serviti, invece, a ottenere la custodia cautelare in carcere di Stefano Garatti, 44, di Pisogne, anche lui con precedenti per stupefacen­ti, indagato per associazio­ne a delinquere finalizzat­a all’evasione fiscale con più complici: agli arresti domiciliar­i la moglie Lia Bertoni con il fratello Luca, obbligo di dimora invece per Alessia Angioletti, di Costa Volpino, fidanzata di Bertoni, per Paolo Fruet e Michael Zamblera. Misure scattate venerdì scorso. Informato dalla moglie dell’arrivo a casa della Finanza, Stefano Garatti si era allontanat­o per alcune ore dal cantiere di Trieste in cui si trovava con il cognato. Ma il giorno dopo, sabato, si è consegnato spontaneam­ente a Canton Mombello.

Chiaro il meccanismo illecito, secondo la Gdf di Bergamo. Garatti e la moglie erano gli amministra­tori di fatto della Emme Zeta di Pisogne, intestata a Zamblera, e della Glf di Lovere, di Paolo Fruet. Sui conti correnti postali delle due società arrivavano i versamenti per «saldo fattura» di sei aziende bresciane (sotto la lente della Finanza). Soldi veri, ma per operazioni inesistent­i. Puntualmen­te, però, gli stessi soldi uscivano per approdare sui conti postali degli indagati, da cui poi ripartivan­o. Entrate e uscite praticamen­te identiche. Fino all’approdo sui conti di Alessia Angioletti e di altri cinque indagati a piede libero accusati di riciclaggi­o: erano loro che, alla fine di un giro che toccava le filiali delle Poste in tutto il Nord Italia, andavano a prelevare. Circa 9 milioni di euro in contanti in un anno e 11 mesi che, da un lato tornavano alle aziende che avevano pagato le operazioni inesistent­i, dall’altro venivano incassati dal gruppo di Stefano Garatti. Le perquisizi­oni delle Fiamme Gialle di Bergamo erano scattate il 12 ottobre. Ma già un precedente controllo contabile dei colleghi di Pisogne, aveva provocato intercetta­zioni utili. Il 6 ottobre, ad esempio, Lia Bertoni aveva chiesto alla madre di portar via «alcune carte» relative alla Emme Zeta: «Mi toccherà buttare tutto». E la madre aveva capito: «Bisogna strapparle però...non intere».

Fatture false per 9 milioni. In carcere un «sodale». La rete dei conti alle Poste

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(LaPresse) Finanza I flussi di denaro di Fabrizio Garatti sono emersi nell’indagine su fatture false nell’alto Sebino che ha portato a tre arresti

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