VALORE ECONOMICO DELLA MILLE MIGLIA
Sul valore simbolico, sull’immagine globale, sui riflessi universali di cui la città beneficia utilizzando il logo «Mille Miglia», il Corriere ha già scritto molto. Ma per chiudere l’analisi dai risvolti locali, e dai benefici indotti, pare utile qualche spigolatura di tipo economico. La Mille Miglia è nata novant’anni fa. E la competizione di auto d’epoca compie quarant’anni, consolidando anno per anno una dimensione internazionale unica per genere e notorietà. Quest’anno i partecipanti sono stati 450. Un numero straordinario, che segnala un mercato in crescita. Ognuno ha versato per essere presente una quota di iscrizione di settemila euro più Iva, avendo compresi nella quota ospitalità e assistenza. Perché lo fa? Per divertimento, per passione, per esserci, per mostrare la propria auto d’epoca, ma anche per interesse. Il certificato di partecipazione fa crescere il valore della propria auto d’epoca sul mercato, dove si incrementano scambi e commerci. Il marchio Milla Miglia è di proprietà dell’Automobil Club Brescia. La gestione è affidata ad una società interamente controllata, la « 1000miglia srl». Il fatturato della società di gestione è stato nel 2016 di oltre otto milioni di euro, con un margine operativo di oltre due ed un utile dichiarato di un milione seicentomila euro . Ma gli incassi non nascono solo dal fatturato. Le fonti di finanziamento sono, oltre le quote di iscrizione, le sponsorizzazioni e la concessione di licenza per utilizzo del marchio. Chopard produce orologi di anniversario, ma anche penne e profumi con marchio. De Rigo produce occhiali Mille Miglia, UBI Banca una carta di credito Mille Miglia. Mille Miglia è un sinonimo di esclusività, di qualità, di made in Italy. L’amministratore delegato confessa che i contatti sono molti. A breve ci saranno risultati per un «brand» (il prodotto Mille Miglia), che viene valutato vicino ai cinquanta milioni. L’amministratore delegato della Mille Miglia dichiara anche l’interesse per la cultura. Lascia intendere che la collaborazione con la città parte da questo possibile connubio. Il marchio insomma sarà tanto più forte quanto più la città lo farà proprio, lo utilizzerà senza svilirlo e senza lasciarsi svilire. Allora sarebbe utile una corale riflessione sul tema. C’è il museo Mille Miglia che merita attenzione, ma ci sono i «marchi strutturali» della cultura bresciana, dalla Aab al conservatorio, alle fondazioni che potrebbero, con modesti aiuti economici, valorizzare in qualità in logo Mille Miglia e la Mille Miglia potrebbe assumere il ruolo del mecenatismo culturale che farebbe del marchio anche un riflesso profondo del territorio che l’ha fatta nascere.