Elisoccorso, 200 abusi in 18 mesi
Da fine 2015 sono partite le multe. Mare (Areu): «Serve un’opera di responsabilizzazione»
L’imprudenza si paga. Da fine 2015 Regione Lombardia ha disciplinato la normativa sui soccorsi in montagna: il cittadino che sale in quota con le ciabatte infradito e poi non riesce a scendere verrà sì soccorso, ma dovrà compartecipare alla spesa del servizio sanitario. Fino a un massimo di 780 euro: sono 200 i casi di «abusi» sanzionati in Lombardia. Tre gli episodi bresciani del 2017 per cui la fattura è al momento «in fase di definizione». Dal 118 l’invito ad una responsabilizzazione.
Chi si immagina che nessuno salirebbe mai su un sentiero di montagna con le infradito, forse dovrebbe ricredersi: è successo l’anno scorso, a Ponte di Legno, con un famiglia incapace di tornare sui propri passi e costretta a comporre il 118 sul telefonino. C’è poi chi si ubriaca in quota e non sa più imboccare la via del ritorno, chi esce a raccogliere funghi in zone così remote da non saper fornire indicazioni nemmeno ai soccorritori.
L’imprudenza, però, non è più ammessa. Tanto che anche Regione Lombardia, con la delibera 4340 del 25 novembre 2015, ha deciso di sanzionare chi richiede impropriamente l’uso dei soccorsi, siano essi ambulanze o elicotteri.
Gli “imprudenti”, da fine 2015 a oggi, sono arrivati a quota duecento in tutta la Lombardia (tre i casi bresciani del 2017): ognuno di loro ha ricevuto o riceverà a breve una lettera a casa, con l’obbligo di «compartecipare alla spesa».
Tradotto, chi sale con le infradito in montagna e poi chiama l’elisoccorso paventando malori o dolori inesistenti, poi dovrà pagare il conto: la quota massima «esigibile» ammonta a 780 euro.
«Attivare i soccorsi in casi del genere — spiega Claudio Mare, direttore del 118 di Brescia — significa sprecare soldi della collettività». Va infatti ricordato che un’ora di volo dell’elisoccorso (con il personale qualificato a bordo) comporta una spesa, per il servizio sanitario regionale, di 1.500 euro. Ecco perché è quanto mai «necessaria un’opera di sensibilizzazione — sostiene Mare — così da responsabilizzare» i tanti che percorrono i sentieri di montagna con troppa disinvoltura: «per gli sprovveduti la montagna è un rischio».
Non a caso, se si guarda quanto l’arco alpino e le valli assorbano l’attività dell’eliambulanza, si scopre che un’operazione di soccorso su tre, durante l’estate, è diretta verso le montagne: 103 i voli effettuati nell’estate 2015 verso le Alpi, 98 l’anno scorso. Ma l’elisoccorso è un mezzo sofisticato, con personale medico e tecnico molto qualificato. Che deve coprire non solo gli interventi nelle zone impervie di montagna, ma anche molti incidenti (es. auto contro moto) e tante di quelle situazioni acute di natura cardiologica e neurologica (es. ictus e infarti) dove più in fretta si arriva in ospedale e meno danni il paziente riporta.
Ecco perché l’abuso dei soccorsi, soprattutto in alta montagna, è un danno per l’intera collettività: quando l’eliambulanza è impegnata in Valcamonica, non può certo decollare alla volta del lago di Garda, della bassa pianura bresciana o di Mantova e Cremona. Già, perché la base dell’elisoccorso di Brescia ha una competenza territoriale che copre diverse province limitrofe. E può anche sconfinare, nel caso l’eliambulanza di Bergamo o Como sia impegnata in un’altra operazione.
I numeri degli interventi sono destinati a crescere, soprattutto quelli in assenza di luce: grazie ai visori notturni — e alla mappatura crescente dei punti di atterraggio — l’elisoccorso potrà raggiungere con più facilità zone prima precluse. Il presupposto, però, è quello di fornire indicazioni precise al 118: installando l’applicazione «Where ARE U», è possibile chiamare i soccorsi, i quali saranno in grado di ottenere la posizione della persona. Che, in ogni caso, riceve dall’app coordinate Gps così precise da essere comunicate al 118. Quindi, meglio scaricarla: è gratuita.
Mare Non vanno sprecati i soldi della collettività