Monsignor Tremolada cauta apertura ai divorziati
Scuola cattolica, migranti e Islam nell’incontro con la delegazione bresciana
«Faccio fatica a pensare che per una vita intera una persona non possa più vivere l’eucarestia». Così il nuovo vescovo di Brescia apre ai divorziati incontrando i bresciani.
- Il tema della comunione ai divorziati, e dell’autentica interpretazione della Amoris laetitia di papa Francesco, continua ad agitare la Chiesa e le sue gerarchie. Mons. Luciano Monari, attuale vescovo di Brescia, era prossimo alla promulgazione di un documento che tuttavia non vedrà la luce. Anche l’atteso documento della Cei è fermo alle fasi di studio.
Il nuovo vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, ieri ha fatto una cauta apertura sulla materia: «Faccio fatica — ha detto — a pensare che per una vita intera una persona non possa più vivere pienamente l’eucarestia e al tempo stesso so bene che c’è da salvaguardare il valore sacrosanto del matrimonio». Come se ne esce? «Distinguendo», dice Tremolada. Ad esempio fra chi, dopo il naufragio del primo matrimonio, ha creato una nuova famiglia stabile, e chi invece ha avuto più relazioni.
Il nuovo vescovo di Brescia avverte: «Questi però sono problemi di un’altra generazione. Il problema dei giovani è un altro: non si sposano. E non fanno figli, il che socialmente è un suicidio».
Riflessioni ad alta voce pronunciate da mons. Tremolada in una sala dell’enorme seminario diocesano milanese di Seveso davanti a una delegazione di una cinquantina di esponenti della curia e del mondo cattolico guidati dal vicario generale mons. Gianfranco Mascher e dal suo vice mons. Cesare Polvara.
Prima della consegna di alcuni doni (inclusa la maglia del Brescia calcio «personalizzata» da parte del presidente Alessandro Triboldi e un paio di calzine interiste da alcuni curiali in vena di ironia verso il vescovo milanista) mons. Tremolada ha toccato molti temi.
In particolare s’è informato sulle caratteristiche e la «mission» di alcune istituzioni cattoliche, dall’Alma Tovini domus alla Fondazione Fontanelle, dalla Fondazione San Francesco di Sales all’Istituto secolare delle «Angeline». Segno che sta studiando il dossier-Brescia e ne sta individuando alcuni snodi. Il nuovo vescovo avrà tempo per approfondirlo durante le vacanze che trascorrerà in Valsassina, sopra il lago di Lecco, ospite del parroco di Barzio. Mons. Tremolada farà il suo ingresso in diocesi l’8 ottobre. Prima, il 17 settembre, la diocesi di Brescia saluterà mons. Monari.
Alla sua curia il nuovo vescovo ieri ha offerto anzitutto una bussola metodologica e di stile chiarendo il nesso che lui vede fra autorità, responsabilità e servizio, escludendo da questo triangolo virtuoso la mondanità. Tremolada teorizza il metodo della sinodalità («credo nella utilità dei “tavoli”») e chiede ai suoi collaboratori uno stile fatto di «gratuità, generosità e letizia».
A chi gli ricorda il dramma della solitudine dei preti Tremolada replica: «Ne sono consapevole. So che non ci sono formule automatiche da applicare ovunque». Lui viene da un periodo di coabitazione con mons. Bressan, altro vicario milanese: «Ci facevamo da mangiare noi, il pranzo era occasione di confronto. Ora dovrò organizzarmi». Perpetua cercasi (forse) in vescovado.
Giorgio Cotelli gli porta il saluto dei 240 utenti della mensa Caritas e lui annuncia il desiderio di incontrali, di conoscerne i volti: «Il contrario della logica commerciale, che ci vuole consumatori, e della logica tecnologica, che ci rende anonimi».
L’emergenza migranti lievita e al tempo stesso la Chiesa bresciana ha missionari in tutto il mondo: «Non dimentichiamo che la maggioranza degli immigrati è cristiana. Oggi la missione l’abbiamo in casa, ma è importante vivere altre esperienza di Chiesa».
La scuola cattolica è un tema che appassiona Tremolada, che se n’è occupato anche a Milano: «Si parla di scuola privata ma la nostra è una scuola libera. So bene che non possiamo fare crociate ma non bisogna rassegnarsi. Per garantire il proprio futuro la scuola cattolica deve puntare sulla qualità, dimostrare che è possibile tenere assieme fede, vita e cultura. Bisogna uscire dalla logica del “Si salvi chi può e ognuno per sé”. Bisogna coordinarsi, aprire tavoli come abbiamo fatto a Milano».
A chi lo sollecita sui rapporti con l’Islam il vescovo Pierantonio replica: «La via è il confronto. Il cardinal Martini diceva di non credere al dialogo fra le religioni ma fra le persone religiose. Sono convinto che la questione femminile nel tempo modificherà l’Islam».
Quanto alla sfera sociopolitica, il nuovo vescovo fa appello ai laici, «persone competenti capaci di dialogare a livello alto. La funzione del laicato è essere fermento in contesti significativi».
Così parlò mons. Tremolada, già calato nel clima della nuova diocesi. Non paia però un approccio ex cathedra. La parola più pronunciata dal vescovo in due ore e mezzo di incontro è stata «ascolto». Un metodo, una promessa, un impegno.
Esclusione Faccio fatica a pensare che per una vita intera una persona non possa più vivere pienamente l’eucarestia Denatalità Il vero problema oggi è che i giovani non si sposano e non fanno figli: socialmente stiamo assistendo a un suicidio