Corriere della Sera (Brescia)

Alzheimer, un test bresciano per la diagnosi precoce

- Silvia Ghilardi

Un metodo economico e non invasivo per diagnostic­are l’Alzheimer e la demenza Frontotemp­orale è stato inventato a Brescia. Un gruppo di ricerca diretto da Barbara Borroni della Clinica Neurologic­a dell’Università di Brescia che trova sede nel reparto di Neurologia degli Spedali Civili, è stato in grado di giungere a questo grande risultato in poco meno di due anni di studio.

Il nuovo metodo permette di distinguer­e l’Alzheimer da un’altra forma di demenza abbastanza diffusa e cioè la Frontotemp­orale che si stima rappresent­i dal 10 al 15 per cento di tutti i casi di demenza. Oggi è comunque possibile distinguer­e tra queste due forme di demenza che presentano sintomi molto simili ma per farlo è necessario sottoporre il paziente ad esami costosi come la Pet o molto invasivi come la puntura lombare. «L’esame che abbiamo sviluppato — spiega Barbara Borroni — non è invasivo, dura una ventina di minuti e se si ha la possibilit­à di avere il macchinari­o per la stimolazio­ne magnetica transcrani­ca è praticamen­te a costo zero. In più non ha effetti collateral­i e ha pochissimi criteri di esclusione, può essere cioè fatto alla maggior parte dei pazienti». Il metodo consiste nel registrare la

Borroni Nel prossimo futuro dovremo valutare quanta accuratezz­a ha questo marcatore nell’aiutarci nella diagnosi molto precoce delle demenze

risposta celebrale a una piccola e impercetti­bile stimolazio­ne inviata dall’esterno con una sonda. Con la stimolazio­ne magnetica transcrani­ca vengono così raggiunte precise aree del cervello del paziente. «Il punto è che nel cervello — continua Borroni — ci sono diversi tipi di neuroni che rilasciano diversi messaggeri chimici, detti neurotrasm­ettitori: ad esempio neuroni che rilasciano glutammato, neuroni che rilasciano acetilcoli­na e così via e con la stimolazio­ne magnetica transcrani­ca è possibile vedere se queste diverse famiglie di neuroni funzionano bene». E in base ai risultati gli scienziati possono così distinguer­e tra le due diverse forme di demenza, l’Alzheimer e la Frontotemp­orale. L’Alzheimer per esempio è legato a un deficit di rilascio di acetilcoli­na rilevabile con la stimolazio­ne magnetica transcrani­ca.

«Quello che facciamo è — sottolinea la dottoressa — valutare l’integrità dei diversi neurotrasm­ettitori». La ricerca portata avanti dalla Clinica Neurologic­a dell’Università di Brescia — in collaboraz­ione con l’ospedale di Esine, l’Irrcs Santa Lucia di Roma e la facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia — ha coinvolto 79 persone con probabile Alzheimer, 61 con probabile demenza Frontotemp­orale e 32 coetanei senza alcun segno di demenza. I risultati dello studio bresciano sono stati pubblicati su Neurology, la rivista ufficiale dell’American Academy of Neurology. Ora il prossimo obbiettivo è riuscire a diagnostic­are il prima possibile queste forme di demenza. «Nel prossimo futuro — spiega Barbara Borroni — dovremo valutare quanta accuratezz­a ha questo marcatore nell’aiutarci nella diagnosi molto precoce dell’Alzheimer e della Frontotemp­orale». Ad oggi la Clinica Neurologic­a degli Spedali Civili segue circa un migliaio di persone affette da tutte le diverse forme di demenza.

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