Alzheimer, un test bresciano per la diagnosi precoce
Un metodo economico e non invasivo per diagnosticare l’Alzheimer e la demenza Frontotemporale è stato inventato a Brescia. Un gruppo di ricerca diretto da Barbara Borroni della Clinica Neurologica dell’Università di Brescia che trova sede nel reparto di Neurologia degli Spedali Civili, è stato in grado di giungere a questo grande risultato in poco meno di due anni di studio.
Il nuovo metodo permette di distinguere l’Alzheimer da un’altra forma di demenza abbastanza diffusa e cioè la Frontotemporale che si stima rappresenti dal 10 al 15 per cento di tutti i casi di demenza. Oggi è comunque possibile distinguere tra queste due forme di demenza che presentano sintomi molto simili ma per farlo è necessario sottoporre il paziente ad esami costosi come la Pet o molto invasivi come la puntura lombare. «L’esame che abbiamo sviluppato — spiega Barbara Borroni — non è invasivo, dura una ventina di minuti e se si ha la possibilità di avere il macchinario per la stimolazione magnetica transcranica è praticamente a costo zero. In più non ha effetti collaterali e ha pochissimi criteri di esclusione, può essere cioè fatto alla maggior parte dei pazienti». Il metodo consiste nel registrare la
Borroni Nel prossimo futuro dovremo valutare quanta accuratezza ha questo marcatore nell’aiutarci nella diagnosi molto precoce delle demenze
risposta celebrale a una piccola e impercettibile stimolazione inviata dall’esterno con una sonda. Con la stimolazione magnetica transcranica vengono così raggiunte precise aree del cervello del paziente. «Il punto è che nel cervello — continua Borroni — ci sono diversi tipi di neuroni che rilasciano diversi messaggeri chimici, detti neurotrasmettitori: ad esempio neuroni che rilasciano glutammato, neuroni che rilasciano acetilcolina e così via e con la stimolazione magnetica transcranica è possibile vedere se queste diverse famiglie di neuroni funzionano bene». E in base ai risultati gli scienziati possono così distinguere tra le due diverse forme di demenza, l’Alzheimer e la Frontotemporale. L’Alzheimer per esempio è legato a un deficit di rilascio di acetilcolina rilevabile con la stimolazione magnetica transcranica.
«Quello che facciamo è — sottolinea la dottoressa — valutare l’integrità dei diversi neurotrasmettitori». La ricerca portata avanti dalla Clinica Neurologica dell’Università di Brescia — in collaborazione con l’ospedale di Esine, l’Irrcs Santa Lucia di Roma e la facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia — ha coinvolto 79 persone con probabile Alzheimer, 61 con probabile demenza Frontotemporale e 32 coetanei senza alcun segno di demenza. I risultati dello studio bresciano sono stati pubblicati su Neurology, la rivista ufficiale dell’American Academy of Neurology. Ora il prossimo obbiettivo è riuscire a diagnosticare il prima possibile queste forme di demenza. «Nel prossimo futuro — spiega Barbara Borroni — dovremo valutare quanta accuratezza ha questo marcatore nell’aiutarci nella diagnosi molto precoce dell’Alzheimer e della Frontotemporale». Ad oggi la Clinica Neurologica degli Spedali Civili segue circa un migliaio di persone affette da tutte le diverse forme di demenza.