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Incendi devastanti e parole profetiche
no esista la compensazione, una giustizia che pareggi il crimine con simmetria di misura per misura. Non credo che esista una giustizia, ma posso invocare una maledizione: che gli incendiari vedano le loro case arse dalle fiamme, siano scaraventati in strada dal fuoco e perdano senza assicurazione i loro beni materiali… Dove non giungono le pigre sentenze dei tribunali arrivi il fiato di corali iettature…Tentare esperimento di fare tremare con maledizioni le tavole e i giacigli di chi intossica il mondo». Sacrosante e profetiche le parole di Erri De Luca di questi giorni. Forse bisogna partecipare allo spegnimento di un incendio per capire, e vivere ogni albero come proprio. Rapidità del fuoco, impotenza della terra a difendere il suo creato. Mi accadde molti anni fa. Ogni pianta un nome e un cognome, un rogo personale. L’erica arborea una torcia, i cisti esplosione di secche capsule, così la ginestra. La macchia mediterranea sembrava imbevuta di benzina. Pinus pinea ardeva alimentato dalla resina, mutilato cadavere nella spettralità del dopo. Colpiva l’odore, cui si mescolò per giorni il dolce straziante profumo dell’elicriso, ánemos sopravvissuto alla catastrofe.