Schianto fatale alla Malegno-Borno Procura al lavoro per fare piena luce
Si indaga per omicidio colposo e lesioni: disposta una consulenza tecnica sulla dinamica
Si è cercato di perdere meno tempo possibile. Al consulente (di Milano) il sostituto procuratore Paolo Mandurino ha già conferito l’incarico: a lui toccherà la ricostruzione scrupolosa della dinamica dell’incidente che sabato mattina alla cronoscalata Malegno-Borno — all’altezza di Ossimo — ha causato la morte di un commissario di gara. Ferito anche il collega. Una sbandata fatale: «Io sto bene, ma non so cosa sia successo...», le prime parole di Christian Furloni, pilota di casa, partito con la sua Peugeot 106 numero 149 alle 10.14 dallo start di Malegno, appena sei minuti prima dello schianto alla postazione 20.
Niente da fare per Mauro Firmo, 57 anni, una passione innata per i motori: l’esame autoptico non serve, sul suo corpo (all’ospedale di Esine fino al nulla osta per la sepoltura) si procede solo con un’esame esterno per la valutazione delle lesioni. I politraumi causa della morte, purtroppo, sono evidenti: Mauro è stato travolto dalla vettura che viaggiava a circa 150 chilometri orari sia in fronte che sul torace.
Migliorano le condizioni del collega che con lui era stato assegnato a quel punto («Dangerous area» off limits per il pubblico) del tracciato, trasferito in terapia intensiva al Civile, ma «non ricordo nulla di quanto accaduto» ha sussurrato Davide Foroni, 40 anni, di casa a Verona, alla sua famiglia. C’era anche suo padre Mauro, sabato, alla gara: a sua volta commissario, come il figlio, era soltanto una cinquantina di metri più su, dall’altra parte della strada («pensare che di solito lavoriamo in coppia, ma non stavolta...»). È stato lui il primo a soccorrere Davide e ad accorgersi che per Mauro non c’era più nulla da fare. «Quella postazione dove c’era mio figlio e Mauro non era in sicurezza. Mancava una via di fuga», denuncia il signor Mauro. «Tutto è stato preparato secondo le procedure, soprattutto sotto il profilo della sicurezza», ripetono invece da Aci, a maggior ragione visto il fatto che quest’anno, per la sua 47esima edizione, la MalegnoBorno si era aggiudicata il titolo di campionato italiano valido per le qualificazioni agli Europei.
Il fascicolo in procura è stato aperto per omicidio colposo e lesioni colpose. E il registro degli indagati non è a carico di ignoti. Nero su bianco, ovviamente, il nome del pilota che ha causato l’incidente mortale. Ma non solo. Ma un atto dovuto in questa fase è iscrivere anche i responsabili dell’organizzazione della manifestazione sportiva in modo che nulla sia lasciato al caso.
La polizia Stradale (insieme a carabinieri e Locale) sabato pomeriggio ha lavorato per ore. Al vaglio della magistratura, adesso, ci saranno anche i risultati dei rilievi fotografici e planimetrici per ricostruire la sbandata della Peugeot di Furloni (evidenti i segni sull’asfalto tratteggiati poi con il gessetto bianco) e il punto d’impatto con i due commissari. Perché è evidente che se la direzione di gara, su disposizione dell’organizzazione, aveva dato «ordini» e direttive ben precise ai suoi uomini disseminati sul tracciato, resta da chiedersi — e anche questo è un atto dovuto — se Mauro e Davide le avessero rispettate. O se per qualsiasi motivo, e magari anche solo per un maledetto attimo (quello sbagliato) si fossero spostati dalla posizione stabilita per loro dietro al guard rail. «Mio figlio si era spostato perché Mauro l’aveva chiamato» sostiene il padre di Davide. A dimostrarlo sarebbero i suoi effetti personali recuperati oltre una decina di metri più in là. Ma è tutto da verificare e dimostrare.
Resta sotto sequestro la Peugeot che a seguito dell’incidente è finita a una decina di metri dalla strada, nella scarpata: gli accertamenti permetteranno agli inquirenti di escludere che all’origine della tragedia ci siano, per esempio, guasti meccanici o anomalie. Non sembrerebbe.
E rimane il dolore per una vita spezzata in modo assurdo. Oltre all’amarezza per una manifestazione a cui si lavorava da un anno, sospesa per il più drammatico dei motivi.