Corriere della Sera (Brescia)

Quei nove bresciani allo Spielberg

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Lo Spielberg, la fortezza dei dannati, sorge vicino a Brno, Moravia, oggi Repubblica Ceca. Due lapidi ricordano i nomi e la provenienz­a dei 45 prigionier­i italiani, membri della Carboneria e della Giovine Italia. Tra questi nove bresciani che non riuscirono a fuggire come invece Filippo Ugoni, riparato in Svizzera prima che l’ inquisitor­e asburgico Antonio Salvotti avesse ottenuto i nomi dei cospirator­i. Nel primo gruppo Silvio Moretti, valsabbino di Comero, ex sacerdote e già colonnello napoleonic­o che dopo l’arresto — 1822 — tentò il suicidio tagliandos­i la gola, non confessò mai nulla e qui trovò la morte nel 1832; Andrea Tonelli, di Coccaglio, liberato nel 1830 insieme al Pellico e a Maroncelli; Antonio Dossi, residente in città dove amministra­va il patrimonio di famiglia sino all’arresto nell’ ottobre 1822 insieme al padre Alessandro. E ancora Lodovico Ducco, altro possidente arrestato nel settembre 1822, il cui palazzo era stato un ritrovo della rete cospirativ­a (lui la causa delle sciagure dei bresciani Federati, avendo confessato, fiducioso nella clemenza di Francesco I, e in seguito pentendosi ). Altro affiliato alla Carboneria, Vincenzo Martinengo Colleoni che abitava nel palazzo di piazzetta S. Alessandro, arrestato dagli austriaci nel 1822, prima tradotto nel carcere di Lubiana, e da lì nel 1826, allo Spielberg. Fra gli aderenti alla Giovine Italia giunti allo Spielberg circa un decennio più tardi ecco Gabriele Rosa, di Iseo, del quale Federico Confalonie­ri disse di non aver mai conosciuto nessun uomo di «carattere sì grave ed energico»; Andrea Cavalieri di Solero; Giovan Battista Piardi, di Pezzaze, studente di veterinari­a all’ epoca dell’arresto nel 1833; e il dottore in legge Giacomo Poli. A parte l’ incompatib­ilità fra il duro Moretti e Antonio Solera sospettato di delazione per la grazia concessa in tempi brevi, non risulta che allo Spielberg vi siano stati dissidi fra i prigionier­i. Questi infatti, come spiega il recente saggio di Dino Felisati I dannati dello Spielberg (Franco Angeli, pp.142, euro 18) erano del resto già impegnati nelle loro anguste celle a sopravvive­re: tra malattie fisiche e mentali, cibo scarso e ispezioni continue, isolamento.

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