Sparò e uccise il ladro La corte salirà a Serle
Chi telefonò ai carabinieri: «Mirko mi disse: l’ho catturato, chiama il 112... poi il colpo»
Cosa è successo la sera del 14 dicembre 2013 nelle vie di Serle quando Mirco Franzoni inseguì e uccise un ladro che aveva rubato a casa del fratello, in via Marconi. Ci fu una caccia all’uomo, fu un omicidio volontario o fu un colpo acciden- tale, partito durante una colluttazione? Per cercare di fare chiarezza la corte d’assise, presidente Roberto Spanò, farà un sopralluogo a Serle, per studiare i luoghi, calcolare le distanze e vedere con i propri occhi la via in cui cessò di vivere Eduard Ndoj, albanese di 26 anni. La data è già stata decisa: i giudici e le parti saranno «in trasferta» il 13 ottobre. Ieri in aula la ricostruzione dei carabinieri, dei familiari dell’imputato e di chi chiamò il 112.
Quella fredda sera di dicembre tra i boschi e le vie di Serle ci fu una vera e propria caccia all’uomo? Molti in paese si spinsero fuori casa alla ricerca dei due sconosciuti sorpresi mentre entravano a casa di Ezio Franzoni, in via Marconi 73, e messi in fuga dalle urla della signora Evelina Sorsoli e del marito Dario, che dalla finestra di fronte li videro rompere un vetro? O la «caccia» fu solo di Mirco Franzoni, fratello del derubato, a processo per l’omicidio volontario di Eduard Ndoj, 26 anni, albanese, freddato con un colpo di fucile in via Castagneto?
Una risposta, per ora, non c’è. Le testimonianze sono contraddittorie: qualcuno ricorda almeno una trentina di persone per strada,altri ricordano i vicoli deserti e bui, altri non ricordano bene e è necessario rivedere cosa venne messo a verbale dai carabinieri.
Per cercare di fare chiarezza e stabilire cosa successe esattamente la sera del 14 dicembre 2013 la corte d’assise di Brescia, presidente Roberto Spanò, effettuerà un sopralluogo. Il 13 ottobre, giudici togati e popolari, l’accusa (il pm Cati Bressanelli), l’imputato Mirco Franzoni, i difensori (gli avvocati Gianfranco e Federico Abate) e le parti civili raggiungeranno Serle. Per ricreare le stesse condizioni di luce il sopralluogo si effettuerà di sera, dopo le 18. L’uscita consentirà di stabilire bene le distanze tra i luoghi. Anche il padre dell’imputato, Eugenio Franzoni, ha chiesto ripetutamente che i giudici potessero vedere con i loro occhi il luogo dell’omicidio. «Se non vedono non possono capire come sono andate le cose» ha continuato a ripetere per buona parte della durata dell’udienza.
Per ricostruire gli avvenimenti il pm ha chiamato i carabinieri della stazione di Nuvolento e del Nucleo operativo intervenuti quella notte, i vicini di casa e il padre e il fratello dell’imputato. Il padre ha ricordato l’arrivo all’abitazione di Ezio, dopo aver lasciato i fucili da caccia scarichi nella rastrelliera di casa, per riportare il fuoristrada usato con Mirco a caccia e la segnalazione della vicina: «Sono entrati i ladri». Poi la separazione dal figlio Mirco: «Lui è entrato in casa, ma i ladri sono scappati dal retro. Mi ha urlato “hanno rubato, hanno rubato”, (sul letto della camera matrimoniale c’erano tutte le scatole dei gioielli aperte, svuotate e gettate alla rinfusa). Poi lui si è allontanato. L’ho incontrato dopo un po’ vicino alla piazzetta: aveva il fucile in mano, mi ha detto che il ladro voleva strapparglielo, c’è stata una colluttazione e è partito un colpo. Ho preso il fucile e l’ho portato a casa, prima ho detto a Dario Sorsoli di chiamare l’ambulanza». Simile anche il ricordo di Ezio Franzoni: «Mio fratello mi ha detto — in dialetto — “quel ragazzo voleva rubarmi il fucile dalle mani, l’ho tirato indietro e è partito un colpo”». Che fosse partito un colpo l’imputato l’ha ripetuto anche alla soccorritrice del 118 sentita ieri in aula. Fondamentale per ricostruire gli ultimi istanti di vita di Ndoj la ricostruzione e la telefonata al 112 e al 118 di Mario Sorsoli, che vive sopra il luogo dell’omicidio. «Sapevo del furto, ero solo in casa — ha rivissuto quei momenti Sorsoli — quando ho sentito vociare. Poi urlare e allora sono uscito per vedere cosa succedeva: sotto c’era Mirco, aveva in mano il fucile, a pochi metri c’era il ragazzo, mi dava le spalle, teneva le braccia aperte lungo i fianchi. Mi ha detto “Eccolo qua. Chiama i carabinieri questo è il ladro che mi ha rubato”». Il pm ha fatto sentire anche la telefonata. A un certo punto si sente un colpo, lo sparo. «Perché non ha detto ai carabinieri dello sparo? » la pm ha incalzato Sorsoli. «Ero nel panico, non capivo più niente». Ora a parlare saranno i luoghi, quelle vie dove la vita del giovane albanese si è fermata dopo un furto in una fredda notte di dicembre.