Beccalossi: così tuteliamo il suolo
Ho letto con attenzione l’ampio intervento dell’assessore Tiboni dopo le notizie giunte da Livorno colpita dal maltempo. L’assessore Tiboni addossa precise responsabilità alle scelte normative assunte da Regione Lombardia e, pertanto, mi sembra doveroso offrire qualche considerazione al dibattito. Inizio col dire che il tema della difesa del territorio dal rischio idrogeologico non sia mai stato tenuto in considerazione con tanta attenzione come è stata fatto dalla Giunta Maroni. Le politiche di manutenzione sono fondamentali e, soprattutto, costose. Eppure sono proprio gli interventi di presidio e manutenzione del territorio, forse più delle grandi opere, a garantire non il rischio zero (quello non potrà mai esistere) ma un adeguato livello di protezione. Per finanziare queste attività “ordinarie” la Regione stanzia in media oltre 10 milioni di euro l’anno. A questo si aggiungono i programmi di interventi strutturali e prioritari nelle aree a rischio, pianificati su base triennale. L’ultimo dei quali ci ha visti stanziare per la prima annualità 15 milioni di euro per finanziare 29 opere sul territorio regionale, dei quali 4,1 in provincia di Brescia per mettere in sicurezza 6 siti (Corteno Golgi, Vobarno, Sonico, Gianico, Lozio, Calvisano), dopo che nel precedente triennio il territorio bresciano ha ottenuto circa 11 milioni di euro per 28 opere. Uno sforzo che Regione Lombardia compie quasi sempre utilizzando fondi propri, dato che le politiche del Governo si sono concentrate in questi anni molto sulla comunicazione e molto poco sul finanziamento delle opere. Inoltre, pesa ancora sugli enti locali una assurda politica che, prima ancora di entrare nel merito sull’urgenza e le priorità, decide di destinare a prescindere l’80% delle risorse alle regioni del sud lasciando il restante 20% a tutto il centro nord. Un esempio recente: a marzo di quest’anno il Governo ha stanziato 100 milioni per il fondo di progettazione degli interventi sul dissesto, lasciando alla Lombardia le briciole: la nostra regione ha ottenuto 3 milioni di euro, a fronte dei 16 andati alla Sicilia, ai 12 milioni per Puglia, Campania e Sardegna, ai 9 per la Basilicata. Questi dati spiegano in modo chiaro e inequivocabile le logiche di gestione del territorio in Italia e le difficoltà con le quali siamo costretti a rapportarci. Altro aspetto, certamente non meno importante, riguarda le scelte «strutturali», che in Lombardia si sono concretizzate in questi anni attraverso importanti innovazioni a livello normativo. A differenza dell’assessore Tiboni, considero la Legge sul Consumo di suolo (la prima approvata in Italia) un buon punto di partenza. I Comuni, con questa Legge, hanno certamente perso la facoltà di pianificare nuove costruzioni su aree agricole ma, di conseguenza, sono incentivati a recuperare l’esistente. Un passaggio che difendo e rivendico con orgoglio. Ma c’è altro. Parallelamente a queste nuove regole, ancora per primi in Italia, abbiamo approvato una legge dedicata espressamente alla Difesa del suolo. Mi riferisco alla cosiddetta «invarianza idraulica» secondo cui, nella realizzazione di nuove case, industrie, parcheggi o strade, ma anche, ove possibile, negli interventi di riqualificazione, non si deve peggiorare il deflusso verso i fiumi delle acque rispetto alle condizioni di partenza dell’area. Inoltre, vengono introdotte regole più restrittive e severe in merito alla costruzione di edifici nei pressi dei corsi d’acqua. Infine, una considerazione sulla norma riguardante i seminterrati, tanto criticata dall’assessore Tiboni. Una Legge di iniziativa consiliare che pertanto non spetta a me difendere. Mi limito però a dire che di tutto si tratta tranne che di una sanatoria perché finalmente, verrà fatta chiarezza sull’utilizzo di questi spazi che, per ottenere l’abitabilità o essere utilizzati da artigiani e commercianti dovranno rispettare una serie di regole precise riguardanti le condizioni igienicosanitarie, la sicurezza e il risparmio energetico. La Legge inoltre parla chiaro anche in merito all’aspetto del rischio idrogeologico, dando piena facoltà ai sindaci di escludere dal provvedimento parti del proprio territorio, se considerati a rischio. E, quindi, anche in questo caso, leggo nelle parole dell’esponente della Giunta Del Bono, una non troppo celata strumentalizzazione politica. Molto ci sarebbe ancora da aggiungere. Respingo però al mittente le considerazioni di chi, come l’assessore Tiboni, dipinge un quadro secondo cui i Comuni sono lasciati soli ad arginare i danni della Regione. Un’accusa inaccettabile e ampiamente smentita dai fatti.