Giù la Tintoretto: ok ma al progetto mancano 4 milioni
La torre Tintoretto non deve essere «pagata» se si realizzano 279 case ad housing sociale. Ma il piano da 29 milioni presentato da Investire Sgr non ha i conti in regola: servono altri 4 milioni. È il parere che l’Agenzia delle Entrate ha dato alla Loggia.
Abbattere la Tintoretto per realizzarci 279 nuovi appartamenti ad affitto concordato, a vantaggio delle famiglie a basso reddito, è un’operazione che ha fini pubblici e che «annulla» il valore economico della torre in sé. Ma le previsioni di spesa sono state un pò troppo rosee: servono 4 milioni di euro in più rispetto ai 29 milioni di cui parla Investire Sgr nel suo studio di fattibilità. Questi, in estrema sintesi, i contenuti del tanto atteso parere richiesto dalla Loggia all’Agenzia delle Entrate, arrivato a sindaco e giunta nei giorni scorsi. «Un parere neutro ma molto articolato, che ora verrà approfondito dalla nostra avvocatura civica» si limita a commentare il primo cittadino Emilio Del Bono. Sulla scorta di tale parere nei prossimi giorni ci sarà un importante incontro con tutti gli enti coinvolti, compreso Aler (proprietaria dell’immobile) e Regione. Se la Regione dovesse mettere i 4 milioni «mancanti» l’intera operazione potrebbe riprendere quota, andando ai tempi supplementari. Investire infatti ha prorogato il suo ultimatum alla Loggia («un sì entro la fine del 2017 o i soldi verranno dirottati altrove»). Ci sarebbe un altro anno di tempo per decidere. Molto difficilmente la decisione verrà presa nell’ultimo semestre prima delle elezioni della prossima primavera. Anche la dialettica intorno all’operazione (tutta interna al centrosinistra visto che il centrodestra è per la demolizione) ha frenato la proposta di Investire. Inizialmente la Loggia era per la riqualificazione della torre, e quello aveva proposto Investire Sgr fino a due anni fa. Ma Investire è una realtà privata (il principale socio è banca Finnat) anche se gestisce risparmi in buona parte pubblici del Fondo Immobiliare Lombardia (dentro ci sono Cassa depositi e Prestiti, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, gruppi bancari e assicurativi). Quindi l’obiettivo di realizzare abitazioni a prezzi calmierati deve conciliarsi con un ritorno per gli investitori (si ambisce ad un rendimento annuo del 4% l’anno). Ma la società teme che non ci sia mercato per appartamenti realizzati nella Tintoretto messa a nuovo. Meglio abbatterla per spalmare sui 21mila mq del suo sedime nuovi palazzi (più bassi). Sfruttando l’assenza di oneri di urbanizzazione ed un costo minimo per l’acquisizione della torre (ad Aler verrebbero riconosciuti solo 500mila euro). Ma sulla potenziale «svendita» della torre è pronto un ricorso alla Corte dei Conti — per danno erariale — promesso dall’ex consigliere regionale (ed ex consigliere Aler) Mirko Lombardi. Proprio per tutelarsi da eventuali grane la Loggia ha chiesto il parere all’Agenzia delle Entrate, anche se la stima data è sull’intera operazione immobiliare e non c’è una perizia singola sulla torre (Pro Brixia nel 2013 l’ha stimata 13,5 milioni). Del resto, commentano dalla Loggia, sarebbe «un danno» per la città anche avere la torre vuota per altri lunghi anni. La Loggia non è nemmeno sorda al grido d’allarme dei costruttori, per i quali l’arrivo di altre centinaia di appartamenti svaluterebbe e frenerebbe le ristrutturazioni e l’acquisto delle 5500 case vuote. In giunta ci sono diverse vedute anche sull’eventuale ritorno, nella torre, di una parte di edilizia residenziale pubblica (le graduatorie Aler che rispondono alle famiglie più disagiate), che però è stata cancellata da Paroli con il contratto di quartiere del 2008, di concerto con la Regione. La destinazione futura resta l’housing, quello stesso housing che però è previsto anche nella riqualificazione di via Milano. Con il rischio di un eccesso d’offerta. Insomma, gli elementi da analizzare sono molteplici.