Corriere della Sera (Brescia)

Cellino detta la linea: «Un centro sportivo serve più dello stadio»

LA PARTITA RIGAMONTI LA SVOLTA DEL NUOVO PRESIDENTE È gelo col Comune: «Strutture imbarazzan­ti»

- Luca Bertelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Lo stadio? Una priorità di altri, non di Massimo Cellino. Se non lo si fosse ancora capito, ieri è stato chiaro: «Non posso promettere investimen­ti faraonici, la priorità sono le tasse e i debiti da pagare oltre ai successi sportivi». Chiarissim­o, anzi. Il centro sportivo di proprietà? Un’idea tratteggia­ta in passato, mai messa in pratica perché per lasciare il San Filippo — ai tempi di Baggio, va ricordato, il quartier generale era a Erbusco o a Ospitalett­o; le rondinelle di Lucescu si allenavano a Campo Marte — serve un progetto da realizzare ex novo. E chi meglio di lui, homo novus per eccellenza, arrivato in città da meno di un mese? Il suo progetto sportivo-immobiliar­e partirà proprio da qui. «Perché io non posso dirvi bugie — ha raccontato ieri il presidente in pectore nel tradiziona­le rendez vous settembrin­o nella sede di Ubi Banca — e devo prendere impegni solo a patto di poterli onorare. La costruzion­e di un centro sportivo moderno da mettere al servizio della squadra è un mio dovere, può permetterm­i di fare calcio in un certo modo e garantirmi degli utili; lo stadio invece è un’opera pubblica e io non me ne faccio carico».

La stoccata al Comune

Punto. Forse definitivo. Con buona pace dell’amministra­zione comunale, sempre disponibil­e a sedersi al tavolo con il nuovo proprietar­io («Se ci sarà da dare una mano e discutere, non mi tirerò comunque indietro», questa l’unica apertura di ieri, la stessa di un mesetto fa). ma cosciente di dover scalare il Gavia aver intravisto, con la precedente gestione, lo striscione dell’ultimo chilometro. «Chi vedeva nel Rigamonti il business per il rilancio della società, è stato accolto in Comune ma non da Ubi. Dovessi fare un giorno un mio stadio di proprietà, allora anche il sindaco dovrebbe pagare il biglietto», ha detto a mo’ di battuta Cellino. Del Bono, ieri, gli ha risposto muovendosi sullo stesso pentagramm­a: «Il biglietto in tribuna l’ho sempre pagato».

Uno a uno, ma la verità è che la partita Rigamonti non è nemmeno iniziata. Non si è neanche sullo zero a zero, i contatti tra le parti in causa ancora devono iniziare, mentre la presa di contatto quotidiana con il San Filippo (off limits anche ieri durante gli allenament­i, cui ha assistito il patron) ha convinto l’imprendito­re cagliarita­no a dirigersi verso un investimen­to ritenuto basilare per la costruzion­e del nuovo Brescia.

Il modello Assemini

«A Cagliari ho impiegato sei mesi per costruire con le mie forze i primi campi ad Asseminell­o (il centro sportivo dedicato al padre Ercole: dotato di cinque campi da calcio, tra erba e sintetico, era provvisto anche di sala stampa, un hotel, un ristorante e un centro benessere, ndr) e qui intendo fare altrettant­o. Prenderò un terreno e poi costruirò il resto. Questa squadra non la sento ancora mia, è composta da tanti giovani con un grande futuro davanti e io ho aggiunto qualche elemento di esperienza. Quest’anno dovremo mantenere la categoria per poi puntare alla Serie A. Ma una cosa è certa: il livello della rosa è già superiore a quello delle strutture che ho trovato. Sono imbarazzan­ti. Per questo Brescia ora non costituisc­e un asset patrimonia­le».

Il feeling con Ubi Banca

Una stoccata pesante alla città e ai suoi amministra­tori, dopo le carezze a Ubi: «Non sono compliment­i di facciata, indossare la parte del commercial­e non mi è mai piaciuto. La verità è una: senza di loro non saremmo qui a parlare di futuro, la società sarebbe stata spazzata via. Sono più di uno sponsor, siamo felici che siano con noi vogliamo che siano orgogliosi dell’investimen­to. Ma io, a differenza di chi mi ha preceduto, spero di non chiedere nulla alla banca». Insieme dal 1991, quando sulla V bianca comparve per la prima volta Cab (Credito Agrario Bresciano), «Ubi — queste le parole di Stefano Vittorio Kuhn, direttore della Macro Area Territoria­le Brescia e Nord Est, l’incontro è stato organizzat­o nella sede in Corso Martiri della Libertà — farà solo la banca dopo aver posto, nel momento più difficile, le basi e le premesse per far sì che oggi la società fosse più solida».

Uomo solo al comando

Le gerarchie ora sono chiare. A ognuno il suo ruolo. Cellino ha ritrovato vecchi amici a Brescia (la famiglia Ghirardi) e ne ha incontrati nuovi, ma ha iniziato a fare a modo suo. E’ un uomo solo al comando, inizia a piacere alla città anche per questo. Lo testimonia il dato degli abbonament­i, rimasto «sopra media» (oltre 1000) anche ieri: le tessere stagionali vendute ammontano ora a 3834. In quattro giorni.

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 ?? Col capitano ?? Massimo Cellino posa con Andrea Caracciolo, che domani tornerà in campo e lunedì compirà 36 anni (LaPresse/ Cavicchi)
Col capitano Massimo Cellino posa con Andrea Caracciolo, che domani tornerà in campo e lunedì compirà 36 anni (LaPresse/ Cavicchi)

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