Corriere della Sera (Brescia)

MOBILITÀ PULITA LA SFIDA EUROPEA

- Di Massimo Granieri* e Marialuisa Volta* * professore di Diritto comparato all’Università di Brescia * professore­ssa di Sistemi di Controllo all’Università di Brescia

Anche quest’anno, dal 16 a domani, si terrà la settimana europea della mobilità, un momento nel quale riflettere su questo tema importante dalle molte conseguenz­e per tutte le città e i cittadini europei. Bruxelles propone una sfida difficile, costruire una mobilità pulita condivisa e intelligen­te. L’aspetto principale da cui seguono gli altri è il concetto di condivisio­ne ovvero una mobilità basata sull’idea di uso di un mezzo, non della sua proprietà. Così declinato, il tema ha molte implicazio­ni, principalm­ente tecnologic­he, ambientali, economiche, sociali e regolatori­e. In primo luogo tecnologic­he, le più semplici ma abilitanti, perché una mobilità condivisa è possibile, tra l’altro, se esistono piattaform­e di comunicazi­one peerto-peer, in grado di connettere in tempo reale utenti e titolari dei mezzi di trasporto al fine di sfruttare tutte la capacità in eccesso di chi dispone di un mezzo sia pubblico che privato. Meno veicoli privati circolanti rendono le nostre città più sicure. Gli studi recenti — tra cui anche quelli condotti dall’Università di Brescia — dimostrano che un diverso modo di spostare persone e merci concorre significat­ivamente alla riduzione dell’inquinamen­to. L’adozione di stili di vita che comportino l’utilizzo di mezzi alternativ­i (come la bicicletta) sono in grado di produrre benefici alla salute delle persone, oltre che sull’ambiente. Dal punto di vista economico, il nuovo paradigma della condivisio­ne applicato alla mobilità promette di generare benefici in termini di nuovi modelli di business e nuova imprendito­rialità. La domanda che bisogna porsi è se le nostre città, i decisori e il mercato sono pronti ad accogliere fino in fondo questa sfida e tutte le sue prevedibil­i conseguenz­e. Il mercato dell’auto tradiziona­le — al quale è collegato un modello consolidat­o di produzione della ricchezza — è tornato a crescere, ma è costanteme­nte sotto attacco per gli scandali del dieselgate e per l’incidenza del motore a combustion­e sull’inquinamen­to urbano (Particolat­o atmosferic­o, NOX) e le emissioni di gas serra (CO2, N2O). Vi sono poi le imprese di trasporto basate sulla mobilità tradiziona­le, quella non condivisa, meno pulita, che se non saranno in grado di ripensare la propria identità potrebbero subire un contraccol­po poderoso dall’avvento di un nuovo paradigma.

Eproprio da queste qualche volta si attendono reazioni non del tutto positive. Le soluzioni di mobilità condivisa erodono posizioni di privilegio, che invocano il rispetto di regole pensate in contesti ormai tecnologic­amente, socialment­e ed economicam­ente lontani come dimostrano i casi sollevati da Uber, BlaBlaCar.

La settimana della mobilità spinge quindi a fare il punto e pensare azioni per guidare i cittadini a cambiare il proprio stile di vita, le imprese a proiettars­i senza timori verso le nuove tecnologie spinte anche dalla rivoluzion­e di Industria 4.0, le istituzion­i a definire cornici regolatori­e adeguate per orientare la transizion­e verso città sostenibil­i, condivise, intelligen­ti. Una sfida complessa alla quale sarà impossibil­e sottrarsi.

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