MOBILITÀ PULITA LA SFIDA EUROPEA
Anche quest’anno, dal 16 a domani, si terrà la settimana europea della mobilità, un momento nel quale riflettere su questo tema importante dalle molte conseguenze per tutte le città e i cittadini europei. Bruxelles propone una sfida difficile, costruire una mobilità pulita condivisa e intelligente. L’aspetto principale da cui seguono gli altri è il concetto di condivisione ovvero una mobilità basata sull’idea di uso di un mezzo, non della sua proprietà. Così declinato, il tema ha molte implicazioni, principalmente tecnologiche, ambientali, economiche, sociali e regolatorie. In primo luogo tecnologiche, le più semplici ma abilitanti, perché una mobilità condivisa è possibile, tra l’altro, se esistono piattaforme di comunicazione peerto-peer, in grado di connettere in tempo reale utenti e titolari dei mezzi di trasporto al fine di sfruttare tutte la capacità in eccesso di chi dispone di un mezzo sia pubblico che privato. Meno veicoli privati circolanti rendono le nostre città più sicure. Gli studi recenti — tra cui anche quelli condotti dall’Università di Brescia — dimostrano che un diverso modo di spostare persone e merci concorre significativamente alla riduzione dell’inquinamento. L’adozione di stili di vita che comportino l’utilizzo di mezzi alternativi (come la bicicletta) sono in grado di produrre benefici alla salute delle persone, oltre che sull’ambiente. Dal punto di vista economico, il nuovo paradigma della condivisione applicato alla mobilità promette di generare benefici in termini di nuovi modelli di business e nuova imprenditorialità. La domanda che bisogna porsi è se le nostre città, i decisori e il mercato sono pronti ad accogliere fino in fondo questa sfida e tutte le sue prevedibili conseguenze. Il mercato dell’auto tradizionale — al quale è collegato un modello consolidato di produzione della ricchezza — è tornato a crescere, ma è costantemente sotto attacco per gli scandali del dieselgate e per l’incidenza del motore a combustione sull’inquinamento urbano (Particolato atmosferico, NOX) e le emissioni di gas serra (CO2, N2O). Vi sono poi le imprese di trasporto basate sulla mobilità tradizionale, quella non condivisa, meno pulita, che se non saranno in grado di ripensare la propria identità potrebbero subire un contraccolpo poderoso dall’avvento di un nuovo paradigma.
Eproprio da queste qualche volta si attendono reazioni non del tutto positive. Le soluzioni di mobilità condivisa erodono posizioni di privilegio, che invocano il rispetto di regole pensate in contesti ormai tecnologicamente, socialmente ed economicamente lontani come dimostrano i casi sollevati da Uber, BlaBlaCar.
La settimana della mobilità spinge quindi a fare il punto e pensare azioni per guidare i cittadini a cambiare il proprio stile di vita, le imprese a proiettarsi senza timori verso le nuove tecnologie spinte anche dalla rivoluzione di Industria 4.0, le istituzioni a definire cornici regolatorie adeguate per orientare la transizione verso città sostenibili, condivise, intelligenti. Una sfida complessa alla quale sarà impossibile sottrarsi.