Corriere della Sera (Brescia)

Uccise la moglie e fuggì in Tunisia non è estradabil­e, ma si cerca giustizia

- Lilina Golia © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Pochi giorni fa avrebbe compiuto 33 anni. Oggi, invece, ricorre il terzo anniversar­io della sua morte. Ma aspetta ancora giustizia. A ucciderla per gelosia con 20 coltellate, nella loro casa di Palazzolo, il marito tunisino, Chaanbi Mootaz. Subito dopo era fuggito nel proprio Paese, per non essere arrestato, lasciando i figli di 4 e 7 anni in custodia ad un amico. Giunto a destinazio­ne aveva avvertito il suocero della morte di Daniela. Nel giugno scorso è stato comunque condannato a 30 anni di carcere, ma continua a vivere da libero cittadino in Tunisia. Proprio per questo l’onorevole Claudio Cominardi (M5s), amico della famiglia Bani, si è fatto portavoce del caso presso le autorità competenti. Nei giorni scorsi ha incontrato il sottosegre­tario alla giustizia Cosimo Maria Ferri con il quale si è confrontat­o sulle possibilit­à di assicurare alla giustizia Mootaz. «Purtroppo non esistono accordi bilaterali che prevedano l’estradizio­ne di cittadini tunisini colpevoli di reati in altri Paesi — spiega Cominardi — e tra l’altro, nonostante il mandato di cattura internazio­nale spiccato dalla Procura di Brescia, l’ambasciata tunisina, fino a luglio, non era al corrente dell’accaduto». C’è un’unica via percorribi­le: «chiedere alle autorità tunisine la perseguibi­lità che porterebbe a un nuovo processo in Tunisia. C’è il precedente di un episodio analogo avvenuto a Bologna che potrebbe rafforzare un’eventuale richiesta. Intanto manteniamo alta l’attenzione sulla morte di Daniela».

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