Dulce Pontes, regina del fado mette a nudo la sua anima
Stasera, ore 21.15 al Teatro Sociale, evento magnetico per le X Giornate
Una estensione vocale pazzesca e melodiosa, un domino della scena da regina. La portoghese Dulce Pontes – stasera, ore 21.15 al Teatro Sociale, altro evento magnetico per le X Giornate – è nel mondo intero il simbolo del fado, quella musica dulcamara che canta la fatalità della vita e costituisce un vero e proprio diario della malinconia di un popolo, mescolando note arabe, africane e lusitane.
«Non sono io che canto il fado, è il fado che canta in me»: così disse Amalia Rodrigues, la grande cantante conosciuta anche in Italia cui la Pontes si ispira, mescolando e rinnovando però la tradizione con altre culture musicali e altre culture, contaminandosi con altri linguaggi e stili: dalla letteratura di Fernando Pessoa al tango di Gardel e Piazzolla, alla musica colta.
«Come il flamenco – ci dice la cantante, che è anche compositrice, pianista, autrice di testi – il fado è una musica che viene dall’anima e che ti denuda l’anima. Per cantarlo e necessario aver avuto esperienza della vita, perché significa aver conosciuto la passione e il dolore. Il fado viene dalle viscere e si nutre delle tue emozioni. Proprio per questo, ogni volta che lo si canta, non è mai uguale, perché i momenti della vita sono diversi e la vita non smette mai di ispirare».
Una musica portoghese che è anche universale, come universali sono tutti i sentimenti.
«Riflette certamente l’anima portoghese, ma poi agisce come una lingua franca. La musica, quando è autentica, è libera, supera barriere e confini. Il fado non è il jazz, ma gli si avvicina, per la purezza e il senso di libertà».
Due anni fa è stata a Milano per ricordare Giuni Russo in un evento organizzato dalle suore carmelitane. Giuni aveva una voce straordinaria ed era anche una sua compagna di fede. Come è stato ricordarla?
«Non averla conosciuta mi rattrista molto, però l’ho ascoltata nelle registrazioni. Sono convinta che in un’altra dimensione ci incontreremo».
In questi ultimi mesi è stata al seguito di Ennio Morricone per celebrare i suoi 60 anni di carriera. Come è nata la sua collaborazione con il maestro?
«Nel 1995 lui cercava una voce per la colonna sonora del film Sostiene Pereira e un suo collaboratore gli portò un mio disco. Quando mi arrivò un fax con la proposta del maestro, ne fui entusiasta. Poi nel 2003 abbiamo realizzato insieme il disco Focus. E la collaborazione prosegue. Lo apprezzo come artista e come uomo. È una sorta di padre per me, che mi ha insegnato tecnica e disciplina».