Fonderie, la ripresa adesso c’è La produzione vola: +4 per cento
Ariotti: «Non vedo l’ora di incontrare gli stranieri e commentare i dati»
Roberto Ariotti, presidente di Assofond, lo ha detto con orgoglio all’assemblea annuale dell’industria fusoria italiana svoltasi ieri a Fonderia di Torbole: «Da dieci anni frequento i meeting europei del nostro settore e l’Italia è sempre fanalino di coda delle statistiche. Non vedo l’ora di incontrare i nostri colleghi stranieri e commentare i grafici con una prospettiva capovolta». Certo i livelli pre crisi restano lontani e l’acciaio continua a soffrire ma, dopo un 2015 di complessiva tenuta e un 2016 sulla stessa linea, il 2017 dell’industria fusoria italiana è partito con il botto. La ripresina dell’economia inizia a sentirsi e — oltre all’aumento sopra le stime del Pil — c’è stato un boom di investimenti grazie alle agevolazioni garantite dal piano Industria 4.0. «Senza considerare risolti i nodi del nostro Paese, altre situazioni che incidono favorevolmente sono il minor prezzo dell’energia, la maggiore flessibilità del lavoro e il costo del denaro ai minimi storici». spiega Ariotti. Promossa anche l’alternanza scuola-lavoro: «Pone le basi per una rivoluzione culturale: inserire dei ragazzi nei luoghi di produzione li prepara a affrontare, dopo gli studi, la realtà lavorativa».
Il 2015, secondo i dati dell’associazione delle fonderie, si era chiuso con un pareggio della produzione (2,03 milioni di tonnellate di getti) e un + 4,1% del fatturato complessivo del settore (7 miliardi). Il 2016 è andato in archivio con una produzione in crescita del 2,08% a tonnellate di getti e un fatturato sostanzialmente stabile (-0,2%). Va ricordato che nel 2007 la produzione si era assestata a 2,7 milioni di getti: la strada è ancora lunga ma i segnali positivi non mancano.
Nei primi sette mesi 2017, Assofond registra una produzione di getti ferrosi e non ferrosi in crescita del 4% rispetto al 2016. Tra i metalli non ferrosi, le leghe di zinco hanno registrato un incremento della produzione del 6% sul 2016, le leghe di rame addirittura del 13%.
Tra i metalli ferrosi, la produzione dei getti in ghisa è aumentata del 5% nella prima parte dell’anno grazie al positivo andamento dell’industria meccanica e dei mezzi di trasporto e (Sorpresa) a una ritrovata richiesta del settore delle costruzioni (+4% sullo stesso periodo del 2016).
Brescia, prima provincia italiana per produzione con 200 fonderie, 4.300 occupati e 430mila tonnellate prodotte (un quinto sul totale nazionale), ha di che sorridere: le richieste del settore automotive, comparto di riferimento del territorio, continuano a crescere seppur in modo meno mercato (+2% sul 2016. Due note stonate. I getti di acciaio, calati dell’8,1% tra il 2015 e il 2016, restano in sofferenza sia per l’industria meccanica che per quelle dell’estrazione e della siderurgia; i prezzi delle materie prime (rottami in ferro e ghise in pani) sono fortemente in ascesa.