PALAZZO BONORIS UN PECCATO
APalazzo Bonoris Brescia ha vissuto trent’anni di vita politica con la DC. La vendita del palazzo storico è un po’ una sconfitta dell’intera città, così come l’abbandono di altri immobili comunali di pregio, un problema che tutte le passate amministrazioni non hanno mai saputo affrontare con la necessaria lungimiranza. Tutti i nodi, alla fine, vengono al pettine, si dice. Così un pezzo di storia bresciana se ne va in cambio di 50 mila metri quadri di area destinata all’ampliamento del carcere, opera di cui il Comune si fa propiziatore. E che ne sarà di Canton Mombello che dovrebbe essere dismesso per trasferire la casa circondariale in un Verziano rinnovato? Un altro immobile da trasformare con tempi che si profilerebbero lunghi in un hotel di lusso? La destinazione residenziale di Palazzo Bonoris, per come ricordo la struttura, si potrebbe rivelare un azzardo imprenditoriale e, vista la cautela dei privati, soprattutto di questi tempi difficili, nell’affrontare le ristrutturazioni (si vedano le caserme Gnutti e Ottaviani) non è impossibile prevedere un lungo stallo. Non si potrebbe, al contrario, imboccare la strada del comodato? Che so, a qualche promotore culturale (alla Goldin, per intenderci), per esempio, che in cambio potrebbe farsi carico degli oneri di ristrutturazione e creare un polo espositivo di grande interesse in grado di rilanciare anche la cultura della città. Allo stesso modo anche altri palazzi potrebbero essere utilizzati a questi scopi. La ripresa culturale cittadina, e questo è un merito della attuale amministrazione, offre ampie possibilità in questa direzione. Se esistono i mecenati dello sport, non potrebbero esisterne anche per la cultura e il turismo? Le banche non hanno proprio più fondi a disposizione? Certo, vi sono molti interrogativi, forse troppi; tuttavia sono convinto che, a fronte di una forte progettualità e partecipazione collettiva, non mancherebbero adesioni. Se si vuole, a ragione, dare nuova vita al volto urbano, prevedere nuove abitazioni residenziali di lusso è l’ultima strada da percorrere. Siccome la creatività non manca, è compito della politica offrire proposte. È vero che si va verso nuove elezioni e la campagna elettorale è già iniziata, ma proprio per questo il recupero della cosa pubblica sarebbe un’ottima occasione di dibattiti e non di scontri, come, al contrario, temo che avverrà. Sicuramente esistono altre priorità ben più importanti per la collettività del recupero di un palazzo storico (il carcere potrebbe essere una di queste). Un progetto politico, però, deve contenere obiettivi di breve e medio termine e il recupero del patrimonio edilizio comunale troppo a lungo abbandonato non può rappresentare l’ultima delle preoccupazioni.