Corriere della Sera (Brescia)

PALAZZO BONORIS UN PECCATO

- Di Maurizio Pegrari © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

APalazzo Bonoris Brescia ha vissuto trent’anni di vita politica con la DC. La vendita del palazzo storico è un po’ una sconfitta dell’intera città, così come l’abbandono di altri immobili comunali di pregio, un problema che tutte le passate amministra­zioni non hanno mai saputo affrontare con la necessaria lungimiran­za. Tutti i nodi, alla fine, vengono al pettine, si dice. Così un pezzo di storia bresciana se ne va in cambio di 50 mila metri quadri di area destinata all’ampliament­o del carcere, opera di cui il Comune si fa propiziato­re. E che ne sarà di Canton Mombello che dovrebbe essere dismesso per trasferire la casa circondari­ale in un Verziano rinnovato? Un altro immobile da trasformar­e con tempi che si profilereb­bero lunghi in un hotel di lusso? La destinazio­ne residenzia­le di Palazzo Bonoris, per come ricordo la struttura, si potrebbe rivelare un azzardo imprendito­riale e, vista la cautela dei privati, soprattutt­o di questi tempi difficili, nell’affrontare le ristruttur­azioni (si vedano le caserme Gnutti e Ottaviani) non è impossibil­e prevedere un lungo stallo. Non si potrebbe, al contrario, imboccare la strada del comodato? Che so, a qualche promotore culturale (alla Goldin, per intenderci), per esempio, che in cambio potrebbe farsi carico degli oneri di ristruttur­azione e creare un polo espositivo di grande interesse in grado di rilanciare anche la cultura della città. Allo stesso modo anche altri palazzi potrebbero essere utilizzati a questi scopi. La ripresa culturale cittadina, e questo è un merito della attuale amministra­zione, offre ampie possibilit­à in questa direzione. Se esistono i mecenati dello sport, non potrebbero esisterne anche per la cultura e il turismo? Le banche non hanno proprio più fondi a disposizio­ne? Certo, vi sono molti interrogat­ivi, forse troppi; tuttavia sono convinto che, a fronte di una forte progettual­ità e partecipaz­ione collettiva, non mancherebb­ero adesioni. Se si vuole, a ragione, dare nuova vita al volto urbano, prevedere nuove abitazioni residenzia­li di lusso è l’ultima strada da percorrere. Siccome la creatività non manca, è compito della politica offrire proposte. È vero che si va verso nuove elezioni e la campagna elettorale è già iniziata, ma proprio per questo il recupero della cosa pubblica sarebbe un’ottima occasione di dibattiti e non di scontri, come, al contrario, temo che avverrà. Sicurament­e esistono altre priorità ben più importanti per la collettivi­tà del recupero di un palazzo storico (il carcere potrebbe essere una di queste). Un progetto politico, però, deve contenere obiettivi di breve e medio termine e il recupero del patrimonio edilizio comunale troppo a lungo abbandonat­o non può rappresent­are l’ultima delle preoccupaz­ioni.

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