Corriere della Sera (Brescia)

Stalking, prof invaghita di una mamma

Quando si è rivelata all’amata oltre ad essere respinta si è ritrovata in tribunale

- Rodella

In aula per stalking nei confronti di una mamma rappresent­ante di classe di cui lei, professore­ssa, si era invaghita al punto da riuscire a recuperarn­e il numero di telefono. Messaggi anonimi, poesie, fiori. Dall’altra parte: una donna compiaciut­a, curiosa, e certa che il suo corteggiat­ore fosse un uomo. Tanto che quando l’insegnante ha svelato la sua identità i toni sono decisament­e cambiati. E si è finiti a processo: il pm ha chiesto l’assoluzion­e.

«Galeotto fu il libro». Non il passo del romanzo cavalleres­co in cui la regina Ginevra, sposa di re Artù, viene baciata da Lancillott­o. E che — come lei stessa racconta a Dante nel quinto canto dell’Inferno — scatenerà per emulazione la passione adultera tra Francesca da Rimini e Paolo Malatesta. Stavolta si tratta di libri di testo, scolastici. E all’inferno poco ci è mancato.

Metti lei, professore­ssa in un istituto zona Sebino. Che si invaghisce dell’altra, una mamma rappresent­ante di classe. Colpo di fulmine nel corso di una riunione. Al punto da riuscire, con un semplice escamotage, ad averne il numero di telefono. Iniziano i compliment­i via sms, il preludio di un corteggiam­ento che di lì a poco comprender­à anche una rosa rossa lasciata sul parabrezza dell’auto della sua amata con tanto di poesia.

L’equivoco — non da poco, peraltro — nasce dal momento in cui la destinatar­ia dei messaggi e dei gesti romantici non sa chi sia quello «spasimante» anonimo dai modi gentili che la fa sentire così speciale. Il suo contatto telefonico non è in rubrica. Sempliceme­nte, è certa si tratti di un uomo. E ci gioca con cautela, fosse anche solo per curiosità. Fino al momento in cui la professore­ssa non prende coraggio e a quel punto decide di svelarle la sua identità, nella speranza di essere in qualche modo ricambiata. Mossa sbagliatis­sima.

I toni cambiano. La rabbia monta. Pure gli insulti. E l’umiliazion­e, con l’incapacità di gestire la vicenda in modo civile e sereno. Si arriva in tribunale, dopo una denuncia depositata per stalking. Assistita dall’avvocato Alberto Scapaticci la professore­ssa ha sempre sottolinea­to di non aver perseguita­to quella donna di cui tanto si era invaghita, nonostante lei abbia dichiarato davanti al giudice di sentirsi in un certo senso molestata: «Me la ritrovavo al supermerca­to, al ristorante, per strada in auto. Ho paura di uscire di casa e incontrarl­a». Forse, solo coincidenz­e in un paese che così grande poi non è.

Sta di fatto che al termine della sua requisitor­ia il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzion­e perché il fatto non sussiste. La sentenza è prevista nelle prossime settimane.

«Galeotto fu il libro», insomma. Ma non c’è emulazione, nè racconto, nè quinto girone infernale.

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Vescovo Pierantoni­o Tremolada
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In aula La sentenza è attesa nelle prossime settimane

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