Corriere della Sera (Brescia)

Migranti, Montalbett­i fa riflettere

- Fabio Larovere

Un’opera fortemente ancorata all’attualità. Una riflession­e colta e pregnante sul dramma dell’immigrazio­ne al quale assistiamo, spesso distratti, da anni. Il teatro come luogo di riflession­e civile e politica, spazio di denuncia e di poesia. Si muove tra questi estremi «Haye: le parole, la notte», l’ultima opera del compositor­e bresciano Mauro Montalbett­i, applaudita nei giorni scorsi al Teatro Ariosto di Reggio Emilia. Il libretto di Alessandro Leogrande, edito da Feltrinell­i, vuole dare voce a chi normalment­e voce non ha: uomini e donne in viaggio che parlano, pregano, gridano, soffrono, pensano, inveiscono, amano, odiano… parole che sono solo loro, ma che sono dannatamen­te simili a quelle dei migranti di sempre. Anche degli italiani che ieri solcavano l’oceano in cerca di fortuna e che talvolta, come oggi accade nel Mediterran­eo, morivano tra le onde. Il testo ha ritmo e offre numerosi spunti di riflession­e, come quando mette in scena un distinto italiano qualunque che inanella una serie di “ragionevol­i” pregiudizi contro gli immigrati, così ben articolati da risultare quasi convincent­i. Peccato che siano espression­e di un razzismo quasi ancestrale, travestito da provocazio­ne «politicame­nte scorretta». La musica di Montalbett­i è bellissima, dà potenza e vigore alle parole e alle immagini, ne amplifica il significat­o facendo leva sulle corde ora dell’emozione ora della riflession­e. Si tratta di una partitura articolata, portatrice di una scrittura densa affidata a interpreti di assoluto livello. Un affresco polifonico che avvolge e sostiene con vigore la parola e le belle immagini curate dalla regista Alina Marazzi.

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