Museo della follia: un 40enne sfregia il quadro di Hitler
Il 40enne è riuscito a fuggire. L’opera è già stata riparata
«Dov’è quella m... di Hitler?» ha urlato ieri mattina non appena entrato nel MuSa di Salò. Pochi istanti dopo il quadro del Fuhrer, esposto per la prima volta al mondo, è stato sfregiato con una sorta di cacciavite. L’uomo è fuggito, mentre l’opera è stata riparata.
«Dov’è quel pezzo di m... di Hitler?». Arte degenerata: martedì, un uomo, 40 anni e una specie di cacciavite nella tasca dei jeans, ha attentato al Fuhrer e al suo quadro, in mostra al MuSa di Salò. L’achtung è partito dalla biglietteria: appena entrato, il nemico postumo del Reich ha iniziato a chiedere dove fosse il quadro di quella «m...» di Hitler, ha attraversato le stanze claustrofoniche e buie del museo e, infine, ha sfregiato il piccolo olio, reliquia di un collezionista berlinese in mostra con i segni imbizzarriti di Antonio Ligabue, i graffi di Basquiat, le lettere del manicomio di Palermo e e le mummie di Cesare Inzerillo al «Museo della Follia. Da Goya a Bacon», l’esposizione di Vittorio Sgarbi (fino al 19 novembre).
A sventare l’attacco al Fuhrer e al suo modestissimo olio è stato Giovanni Lettini, uno dei curatori: «Mi sono subito accorto del problema — fa sapere—: l’uomo urlava e continuava a chiedere dove fosse quel c... Hitler. Aveva un oggetto di ferro, una specie di cacciavite o chiave molto grossa, in mano: appena ho alzato la voce, è scappato e si è dileguato nel nulla». Ha comunque lasciato il segno: lo sconosciuto ha fatto un piccolo taglio sul dipinto, che è stato ritirato e riparato nel giro di qualche ora: è stato salvato, fanno sapere dal museo, da una patina protettiva. Lettini ha dato l’identikit alle forze dell’ordine: «Dalla voce, sembrava avesse una quarantina d’anni, anche meno. Indossava una felpa e i jeans. Abbiamo avvertito il proprietario del quadro, esposto per la prima volta: al momento, preferisce non sporgere denuncia contro ignoti». Nessuno sgarbo per il curatore Vittorio Sgarbi che, alla vernice, aveva definito il quadro di Hitler una «cagata» (cit) che «dice molto della sua psiche: qui non si vede la grandezza, qui si vede la miseria». «Il tentativo di danneggiare l’opera è espressione della volontà di fare qualunque cosa in nome di una propria convinzione. Le polemiche sulla legge Fiano degli ultimi mesi hanno riacceso l’interesse su un tema sepolto dal tempo. L’errore è attualizzare ciò che è morto da decenni, riaccendere ciò che sta sotto la cenere è pericoloso, perché si suscita curiosità, soprattutto nei più giovani». Il virgolettato di Giordano Bruno Guerri, presidente del MuSa, è arrivato via mail: «La mostra sulla follia non sarebbe stata perfetta se non avesse ospitato anche un episodio di pazzia».