Occupazione giovanile: servono operai meccanici
Nuovo accordo scuola-lavoro. L’appello: gli istituti insistano con i tirocini
Servirebbero tremila operai metalmeccanici, ma più di mille forse non si troveranno. Nei prossimi mesi le imprese bresciane si apprestano ad assumere diverse figure professionali, tra cui 2.530 cuochi e camerieri, 1.280 tecnici informatici, 560 segretarie, 340 operai in grado di lavorare le materie plastiche. Non sempre le competenze sono sufficienti, oppure manca l’esperienza richiesta per essere inserito in azienda. Così, a fronte di 24.720 assunzioni previste tra settembre e novembre (il calcolo è di Excelsior), le imprese potrebbero rimanere scoperte.
In un mercato dove domanda e offerta di lavoro si incontrano ma non coincidono, la disoccupazione fatica a scendere e la ripresa è più lenta del previsto. Ecco perché istituti professionali e tecnici da una parte e aziende e industrie dall’altra hanno deciso di investire sempre più risorse nei progetti di Alternanza scuola-lavoro. C’è poi la Camera di commercio in veste di regista. E non solo, dato che verserà 380 mila euro l’anno per tre anni sul tema dell’Alternanza. L’ente di via Einaudi partecipa ad una piattaforma nazionale (scuolalavoro.registroimprese.it/rasl/home) che rappresenta un valido strumento di incontro tra scuola e lavoro. Il registro mette a disposizione i curriculum dei candidati, gestisce le disponibilità e i fabbisogni delle aziende (anche in termini di tirocini), permette alle imprese stesse di accorgersi di chi ha finito i percorsi di formazione ed è quindi disponibile per un’offerta di lavoro.
Certo, lavoro significa anche una sempre maggiore specializzazione. «Con l’industria 4.0 che avanza — ricorda il presidente della Camera di commercio, Giuseppe Ambrosi — serve un cammino di ulteriore avvicinamento tra scuola e lavoro: gli insegnanti sono i primi che devono capire cosa sta succedendo nelle aziende». Già, perché non bastano più le lezioni frontali e i laboratori, bisogna insistere con i tirocini, così che la didattica si apra a metodologie innovative. «La manifattura di Brescia vanta numeri da record. Quello che adesso dobbiamo fare — ha detto Paola Artioli, vicepresidente di Aib — è elevare le competenze degli studenti». C’è quindi un gap «da colmare», ma l’Alternanza scuola-lavoro è la strada giusta.
Artioli, presidente di Aso siderurgica, è testimone diretta di come i progetti di Alternanza funzionino: nella sua azienda almeno sei persone (“alcuni hanno ruoli di responsabilità”) sono entrati grazie all’alternanza scuola-lavoro, «altri sei — racconta — li avremmo assunti se non avessero intrapreso altri percorsi». Insomma, la didattica in fabbrica funziona. È solo questione di affinarla: di certo, però, Brescia la sperimenta da anni.
L’anno scorso, negli istituti scolastici superiori, sono stati coinvolti 28 mila studenti (1,94 milioni le ore calcolate). Ma se oggi i tirocini sono diventati obbligatori per legge, anni fa non lo erano. E ciò nonostante, Brescia ne aveva già intuito il potenziale: all’epoca, gli studenti-tirocinanti erano 12 mila. A dimostrazione che «Brescia è una provincia generosa. E aveva capito che i progetti scuola lavoro — ha detto Daria Giunti (Ufficio scolastico provinciale) — erano un’opportunità».