Corriere della Sera (Brescia)

TRADITI I VALORI DELLO SPORT

- Di Franco Brevini

L’orrore suscitato dagli episodi di pedofilia nella palestra di Lonato sembra non finire mai. Prima l’istruttore e le violenze sessuali di gruppo sui minori, poi il coinvolgim­ento di altre tre persone, due delle quali sono vergognosa­mente genitori di altri ragazzini. Le categorie con cui ci siamo finora accostati al mondo vacillano, anche se non possiamo dimenticar­e l’irresponsa­bile sdoganamen­to che dei rapporti di uomini maturi con i minori hanno procurato canzoni come Gabri di Vasco Rossi, cantate a squarciago­la negli stadi, magari dalle stesse persone pronte oggi a trinciare condanne. Purtroppo a questa catena di efferatezz­e si aggiunge l’ombra che la vicenda getta su uno dei valori ai quali avevamo continuato a guardare con fiducia: lo sport. Ci rassicurav­a che, accanto allo sballo del sabato sera, al consumo generalizz­ato di droga, al bullismo e al razzismo, sopravvive­sse un’isola felice, verso la quale indirizzar­e le rotte formative dei nostri ragazzi. Quanti genitori hanno vissuto lo sport come un formidabil­e strumento di educazione e di crescita, un modo per misurarsi con se stessi e con gli altri, costruendo personalit­à strutturat­e, capaci di affrontare e di vincere il confronto con le insidie della società contempora­nea? Quello che si è incrinato alla palestra di Lonato è lo sport come strumento pedagogico e, quel che peggio, non si è incrinata la fiducia nella pratica in quanto tale, ma la fiducia in coloro ai quali avevamo affidato i nostri ragazzi, affinché li guidassero in questo delicato cammino formativo. Una mela marcia non compromett­e tutto il cesto, ma è umano che fra i genitori che accompagna­no i figli in palestre, società sportive, associazio­ni, corsi e stage, un’apprension­e in più si sia aggiunta alle tante che già nutrivano. Ogni forma di pedofilia è un tradimento. Ma in questo caso i tradimenti sono stati due: è stata tradita la fiducia che il minore ripone nell’adulto ed è stata distrutta quella forse ancora più totale, che ogni piccolo sportivo prova verso la figura carismatic­a del maestro e dell’allenatore incaricato di guidarlo nell’affascinan­te cammino dello sport. Credo occorra ristabilir­e il patto fiduciario tra le famiglie e le istituzion­i sportive a vocazione pedagogica. Tutti dovrebbero sottoscriv­ere, nella pratica o dentro di sé, un codice etico capace di mettere i minori al riparo dalle miserie degli adulti, serbando intatto il loro entusiasmo per quella meraviglio­sa esperienza di vita che resta lo sport.

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