TRADITI I VALORI DELLO SPORT
L’orrore suscitato dagli episodi di pedofilia nella palestra di Lonato sembra non finire mai. Prima l’istruttore e le violenze sessuali di gruppo sui minori, poi il coinvolgimento di altre tre persone, due delle quali sono vergognosamente genitori di altri ragazzini. Le categorie con cui ci siamo finora accostati al mondo vacillano, anche se non possiamo dimenticare l’irresponsabile sdoganamento che dei rapporti di uomini maturi con i minori hanno procurato canzoni come Gabri di Vasco Rossi, cantate a squarciagola negli stadi, magari dalle stesse persone pronte oggi a trinciare condanne. Purtroppo a questa catena di efferatezze si aggiunge l’ombra che la vicenda getta su uno dei valori ai quali avevamo continuato a guardare con fiducia: lo sport. Ci rassicurava che, accanto allo sballo del sabato sera, al consumo generalizzato di droga, al bullismo e al razzismo, sopravvivesse un’isola felice, verso la quale indirizzare le rotte formative dei nostri ragazzi. Quanti genitori hanno vissuto lo sport come un formidabile strumento di educazione e di crescita, un modo per misurarsi con se stessi e con gli altri, costruendo personalità strutturate, capaci di affrontare e di vincere il confronto con le insidie della società contemporanea? Quello che si è incrinato alla palestra di Lonato è lo sport come strumento pedagogico e, quel che peggio, non si è incrinata la fiducia nella pratica in quanto tale, ma la fiducia in coloro ai quali avevamo affidato i nostri ragazzi, affinché li guidassero in questo delicato cammino formativo. Una mela marcia non compromette tutto il cesto, ma è umano che fra i genitori che accompagnano i figli in palestre, società sportive, associazioni, corsi e stage, un’apprensione in più si sia aggiunta alle tante che già nutrivano. Ogni forma di pedofilia è un tradimento. Ma in questo caso i tradimenti sono stati due: è stata tradita la fiducia che il minore ripone nell’adulto ed è stata distrutta quella forse ancora più totale, che ogni piccolo sportivo prova verso la figura carismatica del maestro e dell’allenatore incaricato di guidarlo nell’affascinante cammino dello sport. Credo occorra ristabilire il patto fiduciario tra le famiglie e le istituzioni sportive a vocazione pedagogica. Tutti dovrebbero sottoscrivere, nella pratica o dentro di sé, un codice etico capace di mettere i minori al riparo dalle miserie degli adulti, serbando intatto il loro entusiasmo per quella meravigliosa esperienza di vita che resta lo sport.