La stagione agra degli allenatori bresciani
Passati i fasti degli anni Novanta, quest’anno c’è solo Corini dalla serie A alla Lega Pro
Un tempo spaziavano dalle squadre in odor di scudetto della Serie A alle ambiziose formazioni della Serie C (oggi Lega Pro), ma i fasti degli anni Novanta, con tecnici come Maifredi e Bianchi a tenere alto l’onore della scuola dei tecnici bresciani, sono lontani e nella stagione appena iniziata c’è solo Eugenio Corini a rappresentare la nostra provincia sulle panchine del calcio professionistico italiano. Corini allena il Novara, prossimo temibile avversario del Brescia.
«Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi», recitava il titolo di una nota commedia cinematografica di fine anni Ottanta. A Brescia si sono ristretti invece gli allenatori professionisti. O meglio numericamente ci sono, ma la maggior parte di essi sono in attesa di una chiamata che per ora non arriva. L’unico occupato è Eugenio Corini, pronto sabato a tornare al Rigamonti da avversario con il suo Novara: nelle rondinelle il ragazzo di Bagnolo Mella divenne grande convincendo all’acquisto la Juventus di Maifredi, poi vi tornò per un breve e infelice cameo nell’annus horribilis 1994-95, quello del record negativo in Serie A con soli 12 punti all’attivo. I meravigliosi anni Novanta, quelli delle vacche grasse (munte, spesso, senza un minimo di programmazione societaria: anche da lì nascono i problemi vigenti del mondo del pallone), segnarono il punto più alto raggiunto dagli allenatori di casa nostra. Numerosi, dalla A alla C2. Spesso seduti sulle panchine più prestigiose d’Italia. Basti pensare alla stagione 1992-93, quando Brescia poteva contare ben 8 rappresentanti.
Il già citato Gigi Maifredi, non più alla Juventus ma al Genoa dopo il breve ritorno nella «Itaca» Bologna, trainava la truppa; in Serie A lo accompagnavano Ottavio Bianchi, che era stato rivoluto dal Napoli dopo i fasti maradoniani (sua la doppietta scudetto-Coppa Italia nel 198687), e il rampante Vincenzo Guerini, al comando dell’Ancona che aveva trascinato per la prima volta nella massima categoria. In Serie B oltre a Gigi Cagni, pronto a celebrare la seconda promozione del suo Piacenza, c’era Piero Trainini sulla panchina del Monza. Un gradino sotto, un giovane Attilio Perotti si faceva strada alla Triestina; nella stessa serie, Giuliano Sonzogni a Salerno e Luciano Zanchini, cremasco di Soncino ma bresciano a tutti gli effetti per formazione calcistica. È stato il maestro di Prandelli a Orzinuovi, nell’Orceana ha scritto pagine indimenticabili ma nel 1992-93 era il tecnico del Palazzolo. Prandelli, appunto. È dovuta al suo approdo in nazionale, dal 2010 al 2014, l’ultimo rilancio degli allenatori bresciani ad alto livello dopo la prima crisi degli anni Duemila, dove solo «Il Mago di Orz» era stato in grado di raccogliere nei club l’eredità dei predecessori, pian piano allontanatisi dal calcio. Nella stagione 2013-14, quella dell’infausto Mondiale in Russia dove il ct passò in pochi giorni da eroe a capro espiatorio degli italiani, in Serie A Eugenio Corini iniziava la sua felice avventura al Chievo mentre Perotti, a Livorno, lasciava la scrivania per tornare in panchina senza riuscire a salvare il suo Livorno. Insieme a loro, in Lega Pro, l’esperienza di Gian Marco Remondina (Pistoiese) e l’entusiasmo di Dario Marcolin (Padova), ora apprezzato commentatore televisivo. Non era andata troppo male nemmeno l’ultima annata, a ben vedere. Tra esoneri e subentri, sono stati 7 i mister nostrani dalla A alla C, che nel frattempo ha sempre più ristretto la lista delle partecipanti al torneo, aumentando il tasso di disoccupazione tra giocatori e allenatori e allo stesso tempo aumentando la percentuale di incidenza dei bresciani sul totale. A Palermo si sono alternati Roberto De Zerbi – il più lanciato tra gli aderenti a una nuovelle vague ancora in fase di decollo ed Eugenio Corini; avvicendamento bresciano anche tra Antonio Filippini e Mauro Bertoni a Lumezzane, finito tra i dilettanti al pari del Melfi di Aimo Diana. Da considerare infelice pure l’esperienza di Remondina a Pistoia, l’unico ad essere portato in trionfo è stato così Gigi Cagni che lunedì ha definito i due mesi mezzo al Brescia, con la conquista quasi drammatica della salvezza in B, «i più entusiasmanti della mia carriera». Cerca però anche lui una nuova occasione, come quasi tutti i suoi figliocci. Non è tempo per loro, almeno per ora. Le squadre professionistiche in Italia sono 99. Uno su cento ce la fa, è un record negativo per quanto provvisorio: a resistere è solo il «Genio» di Bagnolo Mella, che sabato potrebbe condannare Roberto Boscaglia all’esonero. Ma questa è un’altra storia, anche se di infatuazioni e tradimenti è ricca la storia degli allenatori a qualunque latitudine. Non solo da queste parti.