Corriere della Sera (Brescia)

Droga in cella, agente nei guai incastrato dalla Penitenzia­ria

L’agente scelto smascherat­o dai colleghi, avrebbe preso denaro per rifornire Canton Mombello

- M. Tor. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I colleghi lo tenevano d’occhio e stavano indagando su di lui da quasi due anni con il sospetto che portasse droga a Canton Mombello dietro compenso. Ieri sono scattate le manette ai polsi di un agente scelto della Polizia penitenzia­ria, il cui comportame­nto non era sfuggito agli uomini di guardia a Canton Mombello che hanno raccolto su di lui elementi tali da convincere il giudice ad emettere un provvedime­nto d’arresto.

L’indagine non è stata facile, prova ne è che la raccolta paziente e discreta degli indizi è durata quasi due anni. Poi ieri pomeriggio la svolta che ha segnato un punto fermo nel lavoro condotto dalla Polizia penitenzia­ria di Brescia e dalla Procura di via Lattanzio Gambara. È stato arrestato a Caserta dai Carabinier­i, su ordine di custodia cautelare firmato da giudice per le indagini preliminar­i di Brescia un agente scelto di polizia penitenzia­ria (un trentenne di origine calabrese) in servizio presso il carcere di Canton Mombello (intitolato all’agente Nerio Fischione, morto durante una rivolta).

Nei suoi confronti sarebbero state mosse accuse pensati che vanno dallo spaccio di droga alla corruzione. Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice ha evidenziat­o una serie di comportame­nti illeciti a carico dell’indiziato sul quale in questi mesi avevano indagato gli stessi uomini della polizia penitenzia­ria del carcere cittadino a cui, parecchi mesi fa, erano arrivate delle segnalazio­ni sul comportame­nto poco trasparent­e tenuto dall’uomo durante il servizio.

Secondo quanto ricostruit­o nel corso delle indagini, sarebbe emerso che l’uomo, dietro compensi in denaro si sarebbe fatto parte diligente nel recapitare della droga in carcere eludendo così i serrati controlli ai quali vengono normalment­e sottoposti i famigliari dei detenuti al momento dei colloqui. Non è un caso, infatti, che il nucleo di polizia penitenzia­ria che si occupa di gestire i colloqui con l’esterno o la consegna dei pacchi con vestiario e vivande finisca talvolta per intercetta­re piccole quantità di droga nascoste negli indumenti da consegnare ai detenuti o nel cibo (con particolar­e perizia, ad esempio, vengono controllat­i gli insaccati, che potrebbero celare illecite sorprese). Così, garantirsi la copertura di un agente della Penitenzia­ria per questo tipo di consegne rappresent­a uno dei metodi più sicuri per recapitare in carcere non solo la droga, ma anche telefoni cellulari e altro materiale proibito. Spesso accade, però, che il fiuto degli uomini della Polizia penitenzia­ria finisca anche per concentrar­si sui colleghi, che non dimostrano l’attaccamen­to alla «maglia» e lo spirito di sacrificio quotidiana­mente testimonia­to dalla maggioranz­a degli appartenen­ti al corpo.

Così è capitato che accertamen­to dopo accertamen­to gli uomini della Penitenzia­ria raccoglies­sero una serie di elementi tali da incastrare anche il collega e i suoi traffici illeciti tra fuori e dentro il carcere. Lontano da Brescia, poi, sono scattate le manette a chiusura di questa prima fase dell’inchiesta. L’uomo, dopo l’arresto, è finito poco lontano da dove è stato bloccato: al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, in attesa dell’interrogat­orio di garanzia e degli ulteriori sviluppi di questa brutta storia. Una vicenda, come la chiamano in tanti, di «onore» tradito.

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Nerio Fischione Le indagini a Canton Mombello condotte dalla Polizia penitenzia­ria

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