Boscaglia saluta Marino al Brescia
La svolta in anticipo Cellino serra i tempi e cambia il tecnico: l’esonero è arrivato dopo l’allenamento
Dopo due giorni di pensieri, ieri Massimo Cellino ha deciso di forzare i tempi evitando di concedere un’ultima chance a Roberto Boscaglia contro il Novara. La sua seconda esperienza con le rondinelle termina, al suo posto c’è Pasquale Marino: l’allenatore ha vinto la concorrenza di Cosmi e Di Carlo. Il presidente: «Lo conosco, con lui cresceremo».
Questione di feeling. Mai esistito. «L’ho visto e gli ho detto: mister, sembri uno appena uscito da Gomorra», esordì così Massimo Cellino, il 18 agosto, quando fu interrogato su Roberto Boscaglia durante la conferenza stampa di presentazione. Due settimane fa disse che voleva «un Brescia rock, ora suona una musica da camera». L’impressione è che, spesso, si sia persino contenuto nelle esternazioni. La scintilla non è scattata nemmeno dopo le vittorie con Parma e Perugia, nemmeno dopo sei settimane senza una sconfitta.
Era scritto nelle cose che tra due personaggi diversi, per provenienza, estrazione sociale e mentalità, il matrimonio non potesse durare a lungo. Si sono sopportati per due mesi, mordendosi la lingua ma palesando con il linguaggio del corpo quanto non potevano dire a voce. L’allenatore del Brescia era un Dead Man Walking, un condannato a morte nell’accezione sportiva. Almeno fino a sabato, alla gara con il Novara, sembrava però che potesse rimanere aggrappato alla panchina: l’esonero non era arrivato di lunedì, era passato senza botti il martedì e persino il mercoledì mattina.
Dopo un paio di notti di riflessioni, nella casa di Londra, il nuovo presidente ha invece deciso di rompere gli indugi e lo ha fatto solo ieri pomeriggio, almeno in modo ufficiale. Risolto (ufficiosamente, però) il rapporto con Rinaldo Sagramola, ha scelto di dire addio a un secondo uomo che si era ritrovato senza averlo scelto. Il volto plumbeo di Boscaglia, in mattinata, preannunciava il temporale ma era sincero il tecnico quando affermava di non aver ancora ricevuto comunicazioni societarie. Gli sono arrivate solo alle 16.40 circa, da almeno tre ore si era già sparsa la notizia del cambio imminente in panchina.
Cellino ha fatto il Cellino. Dopo aver sondato nei giorni scorsi le sue primissime scelte, cioè Guidolin, Iachini e De Zerbi, ricevendo da tutti un «No grazie», aveva individuato in Domenico Di Carlo (che aspettava una chiamata giocando a padel...) il piano B ideale. Gli mancavano però due persone da sentire, Pasquale Marino e Serse Cosmi. Del primo si parlava da lunedì, quando al Corriere disse: «Da Brescia non mi ha mai chiamato nessuno, mi dispiace. Sono voci infondate». Il telefono è squillato invece ieri e l’intesa, economica e programmatica (contratto annuale con opzione per il rinnovo), è stata raggiunta in fretta. Per questo, nonostante l’incontro milanese con l’Uomo del fiume, volto noto ai tifosi delle rondinelle, la scelta è ricaduta sul siciliano (del nord, è partito ieri da Marsala) che alle 15 dirigerà il primo allenamento e dopodomani esordirà con il Novara.
Cellino cercava un allenatore-garanzia per la categoria o, in alternativa, si sarebbe affidato volentieri a un giovane dal calcio accattivante: da qui il flirt con De Zerbi dopo la nota infatuazione estiva per Oddo. Ha scelto infine una via di mezzo. Marino è stato promosso nel 2005-06 in A con il Catania champagne votato all’attacco, dove il suo pupillo era peraltro proprio De Zerbi; ha portato l’Udinese ai quarti di Europa League, è poi arrivato due volte terzo tra i cadetti, bucando la semifinale play off sia con il Vicenza sia con il Frosinone. Si era convertito qui al 3-5-2, in un momento critico, ma dovrebbe ripartire dal 43-3 che lo ha accompagnato per tutta la carriera; Cellino ritiene sia il modulo ideale per consentire agli interpreti della rosa di esprimersi al meglio. Boscaglia, che ha l’attenuante di aver usufruito dell’unico terzino sinistro (Longhi) solo a Chiavari, lascia una classifica per nulla malvagia con 10 punti raggiunti in 8 partite, in un campionato in cerca di un padrone. Il presidente non lo dice, ma lo pensa: se il suo Brescia dovesse tenere botta fino al giro di boa, con qualche acquisto a gennaio può persino raggiungere i play off. Adesso, è convinto di avere l’allenatore giusto per provarci. O, almeno, per ritrovare quelle vibrazioni di cui aveva bisogno per iniziare a sentirsi davvero a casa sua.