PICCOLO È BELLO MA NON IN POLITICA
Gli elettori di Ponte di Legno, Vione e Temù che due domeniche fa si sono pronunciati in un referendum (bocciato) sulla fusione dei rispettivi Comuni, non si adontino. La loro battaglia, su qualunque fronte si trovassero, è stata sicuramente animata da nobili principi e spesso da sacro furore. Ma, senza entrare nel merito dei temi locali, prendiamo spunto dal loro voto per affermare un principio generale: che ci piaccia o no, per l’elettore di casa nostra vale la regola del «piccolo è bello». I municipi sono motivo di attaccamento, danno senso comunitario, rafforzano l’identità. Lo spauracchio della carenza di servizi nei Comuni più piccoli è un tema che la Politica dovrebbe impegnarsi a fugare e non agitare come spauracchio. Le comunità civiche minori (e spesso minime) meritano un di più di attenzione e non mire di soppressione. Anche la Chiesa, a modo suo, è alle prese con analoghi problemi. L’idea di formare unità pastorali (che aggreghino, e non sopprimano, le vecchie parrocchie) trova molte resistenze. La scarsità di preti, destinata a farsi quasi drammatica, è un motivo necessario e sufficiente per spingere in questa direzione, ma la resistenza delle comunità è un dato di fatto da rispettare. Senza dimenticare, peraltro, che una Chiesa con pochi preti presuppone un ruolo dei laici molto più ampio e forse oggi impensabile. Più in generale è sintomatico che ogni volta che le persone sentono parlare di fusioni (di municipi, parrocchie o banche) sorgano oggi sospetti e diffidenze. La regola del «piccolo è bello» non è però stata applicata dai legislatori che, a Roma, stanno facendo avanzare il «Rosatellum», ovvero la riforma elettorale. Il Mattarellum — il sistema elettorale a cui molti hanno detto di volersi ispirare — contava in tutta Italia (alla Camera) 475 collegi uninominali: quelli in cui fra deputato ed elettore dovrebbe stabilirsi un contatto diretto. Quelli in cui, per la verità, l’esito è più incerto e aperto. Ebbene, il Rosatellum ha dimezzato il numero dei collegi, ovvero dei posti «a rischio», riducendoli a 231 mentre la loro superficie è destinata a raddoppiare. Brescia con il Mattarellum contava 9 piccoli collegi uninominali per la Camera, ora dovrebbero diventare 4 o 5 di dimensioni medie. Invece i posti nelle circoscrizioni proporzionali (dall’esito più prevedibile e in parte garantito) passano da 155 a 398. I cittadini amano il piccolo, il municipio e il campanile. Non si può dire che il ceto politico ami il rischio. E tanto meno l’azzardo.