Corriere della Sera (Brescia)

AEROPORTO DI MONTICHIAR­I È DIFFICILE AMMETTERE CHE ABBIAMO PERSO IL TRENO

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Caro Tedeschi sono ancora allibito dalle intenzioni dei nostri politici che,non contenti della Brebemi, mettono in cantiere un’altra idea molto più perversa. Premesso che l’aeroporto di Montichiar­i perde almeno 15 milioni di euro da oltre 10 anni, permettete­mi di esternare alcune perplessit­à. Esempio: se la metro con un bacino di utenza e di attrattiva 10 volte superiore è in passivo,come si pensa di rendere economiche corse Montichiar­i- Brescia ogni 30 minuti .... senza aerei che partono o arrivano? E il consumo dei terreni agricoli? E l’opposizion­e degli agricoltor­i espropriat­i? E i danni alle imprese? Piuttosto basta prendere una carta geografica e si vede subito che a 1 Kilometro dagli aeroporti Catullo e Orio al Serio .... la ferrovia passa già. Basta solo una breve bretella di collegamen­to. Allora potenziamo la rete esistente così i cittadini di Ospitalett­o,Rovato, Chiari, Palazzolo da una parte e quelli di Rezzato, Lonato Desenzano dall’altra potranno avere servizi dignitosi.

Ezio Ghitti Gentile Ezio, nel buon tempo andato per diradare i dubbi e chiarire le cifre che lei evoca si sarebbe fatta una «conferenza dei servizi». Oggi ci si affida ai tecnici. Il rapporto ferrovia-aeroporto di Montichiar­i in effetti è stridente: si pensa ai binari sperando di far decollare l’aeroporto, si spera nell’aeroporto per dare un senso ai binari. In verità, come ricorda lei, ci sono aeroporti senza ferrovia che pure lavorano molto. Personalme­nte continuo a dubitare che abbia ancora senso puntare su un aeroporto bresciano visto che abbiamo la fortuna di trovarci in una zona molto servita quanto a scali (due nel raggio di 60 km, Orio e Verona, e altri quattro nel raggio di 180 km: Malpensa, Linate, Venezia e Bologna) senza avere il problema di jet che atterrano e decollano a ripetizion­e passando sui nostri tetti. Non sarà che abbiamo «perso il treno» dell’aeroporto e che oggi il mercato è saturo? Ammetterlo è dura. Ma per ragionare su questi temi non bastano i progetti datati. Ci vorrebbe, appunto, un chiariment­o pubblico.

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