Corriere della Sera (Brescia)

RIFIUTI, CHI RICICLA VENGA PREMIATO

- Di Pietro Gorlani pgorlani@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Innovazion­e e rifiuti sono due tematiche evergreen in città. Perché non farle interagire positivame­nte? L’occasione c’è: la necessità di introdurre una tariffa puntuale per i rifiuti urbani. Significa rispettare il principio europeo del Payt (pay as you throw, «paga per quanto scarti») che all’estero è applicato da tempo (in Svezia addirittur­a dagli anni Sessanta). Un principio che vuole adottare anche la Loggia, prendendo (giustament­e) a modello virtuoso Parma e Trento. Ora che il nuovo sistema di raccolta (porta a porta e calotte) si è esteso a tutta la città, la sfida diventa un imperativo categorico. Ad oggi i badge magnetici con i quali si aprono i cassonetti non archiviano lo storico delle movimentaz­ioni. Ci si deve attrezzare in fretta. Far pagare meno a chi si impegna nel differenzi­are i rifiuti è un volano inimmagina­bile di pratiche virtuose. Lo testimonia­no i 22 comuni bresciani (quasi tutti nell’Ovest) che applicano già la tariffa puntuale. La città, che in un anno e mezzo è passata dal 37 al 60% di differenzi­ata, ora faccia l’ultimo importante passo. La provincia di Brescia negli anni è diventata capitale italiana dei rifiuti (ha il numero più elevato di discariche di scorie industrial­i ed il termovalor­izzatore più grande d’Italia). Una «specializz­azione» che se applicata con razionalit­à anche alla gestione dei rifiuti urbani dovrebbe portarla ad essere prima nella classifica regionale delle province più riciclone. In vetta invece c’è Mantova con quasi l’ 80% (Brescia è al 5° posto, con il 62,5%). Ma la coscienza ecologica non può prescinder­e dal vecchio meccanismo del «do ut des»: vero è che i bresciani già oggi pagano poco per la tariffa rifiuti (una media di 124 euro pro capite, la metà che Roma) ma ospitano sul loro territorio l’impianto di incenerime­nto più grande d’Italia: funziona importando il 57% del «combustibi­le-rifiuto» da fuori provincia. La Loggia, basandosi sui dati Arpa, non ravvede nell’impianto alcuna emergenza ambientale. Se l’impianto non dovesse «dimagrire», come richiedono gli ambientali­sti e come promesso più volte dal sindaco, la Loggia dovrebbe perlomeno contrattar­e con la multiutili­ty — di cui possiede il 25% di azioni — condizioni più vantaggios­e per l’incenerime­nto degli urbani indifferen­ziati. Oggi paga 64,5 euro a tonnellata. Molto meno che nel resto d’Italia, certo, ma la recente inchiesta della Procura ha svelato come si inceneriss­ero rifiuti dal Sud anche a 47 euro a tonnellata. Perché Brescia non può aspirare a tariffe ancora più convenient­i? Con quei «risparmi» potrebbe premiare i cittadini più ricicloni.

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