Brescia-Germani I numeri impietosi di una sfida impari
Le diversità tra Brescia Calcio e Basket Brescia sono talmente marcate e colossali che non troverebbero nemmeno spazio sulla Settimana enigmistica, nel giochino del «Trova le differenze». In questo momento, da un lato c’è un quadro scarabocchiato. O un film drammatico, se preferite. Dall’altro, c’è «La notte stellata» di Van Gogh, ispirata dalla vittoria a suo modo storica della Germani sabato a Trento. E, se la squadra di Diana fosse una pellicola cinematografica, somiglierebbe a una delle più belle favole della Disney.
Al netto delle metafore, ci sono i crudi numeri. Bastano e avanzano per incorniciare lo sbilanciamento delle forze in campo. Le due squadre simbolo della città vivono una stagione agli antipodi. La polvere degli uni, l’altare degli altri. Ma il confronto non può fermarsi solo al presente: se il basket ha messo la freccia in modo perentorio sul calcio, bisogna ricordarsi da dove si era partiti nell’estate del 2009. Ossia, quando il Brescia di Corioni allestiva una squadra per risalire in Serie A (riuscendoci), mentre la famiglia Bonetti Bragaglio (con l’aiuto dei Franchini, che hanno però abbandonato il Cda due anni dopo) riportava la pallacanestro in città senza uno sponsor principale a dare il nome — il binomio con la Centrale del Latte sarebbe arrivato a stagione in corso — a una squadra costruita per non sfigurare nella Serie A Dilettanti, l’equivalente della C nel calcio.
Da quel giorno, se in via Bazoli si sono alternati 4 presidenti con Massimo Cellino ultimo frazionista di una staffetta cha ha incluso Corioni, Ragazzoni e Triboldi, il basket ha avuto sempre la stessa guida, supportata da un sodalizio di sponsor che ha trovato nel provvidenziale ingresso della Germani la spinta per disputare una Serie A da protagonisti. Sul fronte allenatori, il parallelo è ancora più impressionante. Il Brescia ne ha avuti 15, l’ultimo dei quali Pasquale Marino, con Calori e Boscaglia che si sono peraltro seduti due volte sulla panchina delle rondinelle. Per contro, i «cugini» hanno esonerato solo Adriano Furlani nel 2011; al suo posto subentrò Dell’Agnello, quindi fu il turno di Martelossi e infine di Andrea Diana, condottiero dal 2014-15 ad oggi, quando comanda la Serie A davanti a tutti (in vetta ci sono pure Milano e Venezia, ma la Germani ha un migliore quoziente canestri). Il calcio conduce solo nel rapporto tra gli spettatori presenti allo stadio e al Pala George. Resta aperta una domanda che non può avere risposta: se la città avesse un palazzetto da 6800 posti, tante sono le presenze medie al Rigamonti, siamo sicuri che in questo momento di dilagante euforia non lo riempirebbe?