Movida in centro Parla Paroli e scoppia il caso
Il fratello dell’ex sindaco sul ricorso del Comune: «Il quartiere è ancora invivibile»
Dopo la sentenza del tribunale civile di Brescia che ha condannato la Loggia a pagare 50 mila euro per danni da movida, parla per la prima volta Gianfranco Paroli: «La mia non è una battaglia politica ma civile». Intanto, il consiglio di quartiere Brescia antica chiede provvedimenti su piazza Arnaldo.
«La mia non è una guerra politica contro questo o quel sindaco, ma un discorso di civiltà: sono un cittadino come gli altri, ho il diritto di stare a casa mia quando voglio». Il giudice della prima sezione civile ha messo il silenziatore al Carmine: il 6 settembre, la Loggia è stata condannata a risarcire Gianfranco Paroli, fratello dell’ex sindaco Adriano, e signora, Piera Nava, «a causa del rumore antropico per gli schiamazzi di avventori di alcuni locali che stazionano nei pressi dei plateatici o dei locali su suolo pubblico» (cit) in via Fratelli Bandiera, dove abitano.
Il conto presentato al Comune: 40 mila euro come risarcimento del danno non patrimoniale, 9.049 e 70 centesimi per saldare la fattura del cambiamento degli infissi di casa Paroli, 600 euro per le spese di lite e 8.200 euro per il compenso professionale degli avvocati della coppia. La Loggia ha presentato ricorso: per l’assessore alla Sicurezza Valter Muchetti, la sentenza è «eccessiva, inefficace, non attuabile e non di competenza», e i rilievi acustici presentati in tribunale, nel frattempo, si sono affievoliti (risalgono al 2012). «Ma è il Comune stesso che, dal 2013, ha evidenziato la gravità della situazione: il disagio esiste, altrimenti non continuerebbe a reiterare le ordinanze contingibili e urgenti» dice Paroli.
Coprifuoco per bar, costretti a servire l’ultimo vodka tonica all’una, e nottambuli, rito del verbale e pulizia delle strade: la Loggia ha ammaestrato la movida con multe e orari inflessibili. «Ma il problema resta: nostra figlia non riesce nemmeno a studiare. Ricordiamoci che il diritto alla proprietà privata viene protetto alla stregua di un diritto fondamentale anche dall’Unione Europea». Paroli e consorte avevano messo in vendita la casa di via Fratelli Bandiera: «Nessuno l’ha comprata: d’estate siamo costretti a trasferirci tre mesi in affitto sul Garda per riposare». Nella sentenza, il giudice ha imposto alla Loggia ulteriori provvedimenti contro la movida: agenti sul posto quattro sere a settimana, per sei mesi all’anno e senza scadenza e clienti sfrattati dai bar entro e non oltre mezz’ora dalla chiusura dei locali. Secondo Muchetti, però, l’ordine pubblico spetta alla Prefettura e non al Comune. Paroli non condivide: «Se la materia fosse di competenza altrui, il sindaco non avrebbe adottato le ordinanze».