Apindustria, la crescita c’è «ma è ancora a due velocità»
Sivieri, invita alla prudenza: «Un quinto delle aziende è in difficoltà»
La ripresa c’è ma le criticità permangono. Emergono segnali di moderato ottimismo dall’analisi congiunturale sul terzo trimestre 2017 diffusa ieri da Apindustria. Guai a farsi prendere dall’entusiasmo, però.
«La crescita resta moderata, un quinto delle aziende è in difficoltà, l’Italia non ha risolto le proprie fragilità né fatto riforme strutturali e il quadro non è dei migliori nemmeno a livello internazionale», sottolinea il presidente di Apindustria Brescia, Douglas Sivieri, invitando alla prudenza. I risultati della ricerca, svolta intervistando un campione di 100 imprese associate, non si discostano molto dagli scorsi trimestri: a partire da metà 2016, gli indicatori sono nettamente migliorati ma sono pure cresciuti i costi di produzione. Tra luglio e settembre 2017, il 55% degli imprenditori dichiara di aver registrato una crescita del fatturato, per il 18% i ricavi sono stabili e il restante 27% osserva un calo. Simile la dinamica degli ordini ricevuti che, eccezion fatta per quelli extra Ue, è in aumento per il 61% degli imprenditori. Due problemi, non da poco. Per rendersi conto del primo basta vedere le quotazioni di petrolio e materie prime, in ripresa: secondo il 45% degli associati i costi di produzione sono aumentati e solo l’8% degli imprenditori osserva un calo. Secondo problema, ormai annoso: il 65% delle aziende continua a lavorare con impianti sotto utilizzati, cioè sfruttando meno del 70% della capacità produttiva. È la cosiddetta ripresa «a due velocità» di cui Sivieri parla spesso: chi già aveva un grado di utilizzo degli impianti elevato (sopra il 70%) ha ulteriormente intensificato l’attività produttiva, chi lavorava con impianti fortemente sotto utilizzati (sotto il 50%) osserva un’ulteriore riduzione nel 72% dei casi. Il fenomeno di polarizzazione non va sottovalutato ed a lanciare l’allarme, invocando nuovamente tagli alla tassazione e al costo del lavoro, è proprio il presidente di Apindustria: «Un gran numero di imprese si è rimesso in carreggiata ma le situazioni difficili sono peggiorate». Capitolo occupazione: vero è che prevalgono i contratti a tempo determinato ma il 27% delle aziende dichiara di aver assunto e per il 61% il numero di dipendenti è rimasto stabile. Solo nel 9% dei casi ci sono state riduzioni di personale. Nota positiva, senza mezze misure, quella sugli investimenti, in crescita nel 31% delle imprese e stabili per il 68% delle aziende. Solo un imprenditore ha investito meno rispetto al periodo precedente.