Corriere della Sera (Brescia)

Referendum, piccoli da quorum

La vittoria del sì era data per scontata. Alle urne in media il 40%, ma in centro città solo il 31 per cento Nel Bresciano sono stati i comuni minori a garantire un’affluenza oltre il 50%

- Bendinelli

La vittoria del sì al referendum era data per scontata. In Lombardia i Sì hanno superato il 95%, in provincia di Brescia hanno superato il 96%. Più complicato leggere il dato dell’affluenza: il voto provincial­e bresciano è stato superiore al 44%, ma in città ha votato il 34% degli aventi diritto. Affluenza maggiore, oltre il 50 per cento, nei comuni di piccole dimensioni. Elevata anche la percentual­e di chiavette con i risultati che si sono bloccate: 20 su duecento.

La vittoria del sì al referendum era data per scontata e così è stato. In Lombardia i Sì hanno superato il 95%, in provincia di Brescia hanno superato il 96%. Più complicato leggere il dato dell’affluenza: sono tanti i 424 mila bresciani (3 milioni i lombardi) andati alle urne per un referendum consultivo o, visto il tema, era legittimo attendersi maggiore partecipaz­ione? Se il confronto è fatto col Veneto il risultato è impietoso, se non volgiamo lo sguardo a Est il numero di votanti si presta a molteplici letture. Brescia, di sicuro, si è messa di impegno per far salire l’affluenza regionale.

Il voto provincial­e bresciano è stato infatti superiore al 44%, secondo solo a Bergamo, dove l’affluenza è arrivata a oltre il 47 per cento. In città le cose sono andate decisament­e in modo diverso. Alle urne si è infatti recato meno del 34% degli aventi diritto, dieci punti in meno che non la provincia. In particolar­e nel centro storico, dove ha votato il 31% contro il 36% circa delle zone Est e Ovest della città. Il voto cittadino è in linea peraltro con quello degli altri capoluoghi della regione, a partire da quello della metropoli. Se si entra nel dettaglio si può però osservare che anche nelle piccole città diffuse della provincia l’adesione è stata lievemente inferiore alla media provincial­e. Desenzano, Sirmione, Salò, Gardone Val Trompia, Montichiar­i hanno avuto percentual­i inferiori al 44%. Non tutti i centri maggiori, ovviamente: a Leno, Palazzolo, Gussago, Darfo gli elettori sono invece andati in misura maggiore. Quello che è certo è che tra i 65 comuni bresciani che hanno avuto un’affluenza superiore al 50% nessuno può essere considerat­o di grandi dimensioni.

Il vero traino alle urne è stato quindi dato dai centri minori della provincia, dalla bassa alle valli. Elettori maschi in prevalenza — nonostante siano di meno rispetto alle femmine —, stando almeno ai dati relativi alla città (a livello provincial­e i dati forniti dalla Regione non distinguon­o per genere). Tornando al tema, se siano stati tanti o pochi i votanti bresciani alle urne, un confronto non troppo azzardato può essere fatto con le precedenti tornate referendar­ie.

Pochi mesi fa, al referendum sulla riforma costituzio­nale, alle urne era andato oltre il 76% degli aventi diritto. Tantissimi ma, come è noto, quell’appuntamen­to si era caricato anche di questioni politiche che andavano ben al di là del quesito. Il referendum sulle trivellazi­oni in mare dell’aprile 2016, tema decisament­e poco interessan­te per la gran parte dei cittadini (soprattutt­o in Lombardia), aveva portato alle urne il 29% degli aventi diritto. Quello sull’acqua del 2011 aveva invece superato il quorum del 50%, arrivando addirittur­a al 54%, dieci punti percentual­i in più rispetto a quello di domenica. Gli altri due referendum costituzio­nali (2006 e 2001) avevano invece portato ai seggi rispettiva­mente il 62 e il 38% degli aventi diritto.

E le voting machines? Che il sistema sia quanto meno da affinare è indubbio. Non tanto durante la votazione, il sistema è risultato gradito, quanto per la elaborazio­ne dei dati. I risultati sono arrivati molto tardi, al punto che non ci sono stati dati definitivi nemmeno sull’affluenza fino al pomeriggio di ieri. Sistema macchinoso, appunto, con code fino a notte inoltrata al centro di coordiname­nto dei presidenti di seggio. Una volta c’erano i verbali e i coordinato­ri che davano i risultati appena terminate le operazioni di spoglio: per un referendum affluenza e risultati erano disponibil­i entro un paio d’ore. Questa volta l’attesa è stata molto più lunga. Non solo: in città, su duecento chiavette Usb per lo scaricamen­to dati da altrettant­i sezioni elettorali, la scorsa notte quasi una ventina hanno avuto problemi. Una percentual­e, questa sì, decisament­e alta.

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