Cure palliative: c’è ancora tanto da fare Se l’incremento delle aspettative di vita non sempre si accompagna a condizioni di salute soddisfacenti, bisogna cercare modelli capaci di garantire una presa in carico tempestiva
«Sul finire della vita, hospice e cure palliative» è il tema della due giorni di studio (oggi dalle 14 e domani dalle 8,30 all’Auditorium Capretti di via Piamarta) organizzata in occasione dei 30 anni di attività della Domus Salutis. Il convegno, cui collabora anche la Fondazione Berlucchi, si apre con la lettura magistrale del dottor Gianlorenzo Scaccabarozzi, di cui qui sotto ospitiamo una sintesi. gie croniche e degenerative, con bisogni assistenziali complessi. L’incremento dell’aspettativa di vita, infatti, non sempre si accompagna a condizioni di salute soddisfacenti.
Questo mutato contesto sociale ed epidemiologico sollecita tanto i servizi sanitari quanto la programmazione sul terreno delle cure rivolte a persone affette da condizioni di cronicità complesse avanzate. Alcune delle risposte possibili devono essere ricercate in modelli organizzativi che, in linea con quanto previsto dalla normativa - una delle più avanzate nel contesto europeo - siano capaci di garantire tempestività della presa in carico e appropriatezza dei percorsi di cura, collaborazione tra specialisti di discipline diverse e integrazione tra servizi tradizionalmente scollegati, cure palliative di base che attribuiscono al Medico di Medicina Generale un ruolo cruciale e cure palliative specialistiche offerte da équipe dedicate. Qualità delle cure, qualità della vita. Un binomio imprescindibile.Sebbene ancora oggi solo una parte della cittadinanza abbia chiaro quali obiettivi perseguano le cure palliative, i malati e i loro famigliari attribuiscono sempre maggiore importanza sia al mantenimento di una qualità di vita soddisfacente, sia al rispetto dei propri desideri da parte dei curanti, anche nelle fasi finali di malattia.
L’incremento dei bisogni in termini quantitativi, quindi, procede di pari passo con una pressante richiesta di miglioramento qualitativo nelle risposte assistenziali offerte. Ciò che rende ancor più complessa la sfida della fragilità, nel coniugare quantità e qualità delle cure, è la necessità di contenere l’espansione dei finanziamenti pubblici. La contrazione del perimetro di azione delle politiche di welfare state e la difficile ricomposizione degli interventi, spesso frammentati, rivolti a questi pazienti richiede un ripensamento delle strategie di allocamento delle risorse disponibili e un cambiamento nella cultura gestionale dei servizi territoriali e ospedalieri.
Le ricerche applicate promosse da Fondazione Floriani e Fondazione G. Berlucchi onlus avvalorano quanto va emergendo sempre più nitidamente dalla letteratura internazionale. Solide evidenze scientifiche mostrano in modo sempre più convincente l’importante ruolo che può essere attribuito alla individuazione precoce dei malati che si avvicinano alla fine della vita e confermano i risultati di efficacia delle Reti di cure palliative italiane nel ridurre la mortalità ospedaliera, nell’incrementare la possibilità di terminare a domicilio il percorso assistenziale e nel ridurre i costi di cura nelle fasi finali della malattia.
Problemi complessi richiedono soluzioni articolate.Le cure palliative, pur non proponendosi quale panacea per tutti i mali del nostro tempo, debbono essere considerate un elemento necessario, ancorché non sufficiente, della risposta concreta che la nostra società fornirà alle sfide imposte dallo scenario epidemiologico e demografico attuale.