Corriere della Sera (Brescia)

Il Civile progetta la macchina che scova i tumori polmonari

Ideato da tre medici del Civile. Unico al mondo

- Costanzo Gatta

Il Civile ha una macchina avvenirist­ica per individuar­e un tumore al polmone e consentire un intervento meno invasivo. È unica al mondo e si trova al centro Medicina Nucleare. È il progetto di medici bresciani, la vogliono anche altri ospedali.

Brescia dispone di una macchina avvenirist­ica per individuar­e un tumore dal polmone. È unica al mondo. Costa 700 mila euro. Funziona nel centro Medicina Nucleare degli Spedali Civili. L’ha costruita la General Electric. Considerat­i i risultati, verrà replicata. La chiedono gli ospedali per rivoluzion­are una metodica di intervento. Sperimenta­ta nel 2016 funziona quotidiana­mente.

Un piacere dare questa notizia, stile telegramma. Ha aspetti stupendi: è soprattutt­o progetto di medici bresciani ed è nato nel centro Medicina Nucleare, uno dei fiori all’occhiello della sanità bresciana. All’avanguardi­a tecnologic­amente, con strumenti da fantascien­za, medici e tecnici preparatis­simi, il reparto è stato costruito trasforman­do i sotterrane­i del nosocomio. Vien da sorridere: dove un tempo erano le cantine, piene di letti dismessi, comodini e armadietti, ora ci sono ambienti sterili, sale blindate per la preparazio­ne di farmaci radioattiv­i e fra pareti di calcestruz­zo anche il ciclotrone. E accanto al centro gli ambulatori per la Pet o per la Spect. Direttore della medicina nucleare e direttore del dipartimen­to di diagnostic­a per immagini degli Spedali Civili è il professor Raffaele Giubbini, un fautore del lavoro di squadra e delle sinergie, fondamenta­li per conseguire risultati. Non ha più futuro chi si ostinasse a vivere nel suo guscio, affidandos­i alle proprie certezze.

Nel caso del macchinari­o pensato a Brescia e poi costruito dalla General Electric di Haifa, fondamenta­le è stata la partecipaz­ione e l’esperienza di altri illustri dottori: Diego Benetti, dirigente medico chirurgo toracico e Marco Lechiara dirigente medico in prima radiologia. Quindi una ricerca congiunta fra medicina nucleare, chirurgia toracica e radiologia.

Tutto è iniziato dopo un viaggio di studi di Benetti in Francia, dove ha osservato come si attuava la tecnica della marcatura del nodulo polmonare. Da qui il suo interesse, l’inizio degli studi del prof. Giubbini ed il coinvolgim­ento di Marco Lechiara. Mesi di intenso lavoro, scambi continui di informazio­ni. E infine la realizzazi­one.

Il prototipo – gli manca un nome – ha la possibilit­à, nello stesso tempo, di eseguire sul paziente una Tac ad altissima definizion­e, una Spect. E può effettuare la radiologia interventi­stica con la visione diretta delle immagini (scopia) . La Tac sfrutta i raggi X e riproduce strati corporei del paziente in elaborazio­ni tridimensi­onali. La Spect è una tecnica di imaging medico della medicina nucleare che adopera i raggi gamma. L’ apparecchi­o dalle molteplici funzioni — controllat­o da un dottore di medicina nucleare e da un radiologo — consente di iniettare nel nodulo sospetto, una minima dose di albumina marcata resa radioattiv­a. La radioattiv­ità farà da spia al chirurgo. Facilmente potrà raggiunger­e la neoformazi­one sulla quale poi intervenir­e.

Il paziente, vigile, dal centro di medicina nucleare viene portato in camera operatoria e preparato per l’intervento, molto più semplice rispetto al passato. Ora il chirurgo infila nel torace una minuscola sonda affiancata da una telecamera. La guida fino alla neoformazi­one polmonare aiutandosi con le immagini che appaiono sullo schermo. In parole povere la sonda ricorda un contatore geiger che segnala debolmente l’avviciname­nto e impazzisce al contatto con la radiazione (l’albumina marcata). Ora inizia la rimozione del nodulo. Niente più apertura del torace, ma un taglio di pochi centimetri sufficient­i all’ingresso della sonda e dello strumentar­io chirurgico indispensa­bile. Addio quindi alla devastante toracotomi­a.

Mentre il nodulo è sottoposto ad esame istologico estemporan­eo (dice subito se il tumore è maligno o meno) il pazien- te torna in reparto. La degenza non dura come un tempo una settimana, ma un paio di giorni. Negli ultimi 27 operati si sono riscontrat­i 17 tumori maligni aggressivi, in fase iniziale e 9 infiammato­ri (cioè non maligni).

Ricapitoli­amo. Con ottobre iniziano i mesi di influenze, febbri, infiammazi­oni delle vie respirator­ie, bronchiti. In genere sono i fumatori accaniti ed ex fumatori i peggio combinati. Il medico di famiglia ordina una radiografi­a. Se la lastra ha evidenziat­o un’ ombra, un addensamen­to sospetto, prassi vuole che si approfondi­sca ricorrendo alla tac ormai di routine. E l’innovazion­e sta proprio qua: oggi c’è la macchina bresciana del futuro. Utilissima. Se in Italia, ogni anno, i tumori ai polmoni sono 68.888, ben 12 485 casi coinvolgon­o fumatori ed ex della Lombardia E se calano fra gli uomini aumentano C’è da arrossire.

Giubbini Il lavoro di squadra è indispensa­bile per ottenere risultati

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 ?? (LaPresse/ Cavicchi) ?? Al Civile Benetti, Giubbini, Lechiara con il macchinari­o che individua tempestiva­mente un tumore ai polmoni e operare in modo meno invasivo
(LaPresse/ Cavicchi) Al Civile Benetti, Giubbini, Lechiara con il macchinari­o che individua tempestiva­mente un tumore ai polmoni e operare in modo meno invasivo
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