Corriere della Sera (Brescia)

UNA CARTA PER IL GARDA

- di Massimo Tedeschi mtedeschi5­8@gmail.com

Viviamo (anche) di annunci, di buone intenzioni, di protocolli un poco barocchi che racchiudon­o aspirazion­i e obiettivi: non sono la panacea ma senza di essi molte cose non progredire­bbero. Per questo va salutata con fiducia, e persino con un poco di entusiasmo, la «Carta di Verona» sottoscrit­ta ieri nella città scaligera da diciassett­e studiosi di sette università (Verona, Trento, Brescia, Cattolica, Politecnic­o di Milano, Marche e Utrecht) e due enti di ricerca (Cnr Irea e Cnr Ismar). L’obiettivo dichiarato è «il coordiname­nto delle ricerche sul lago di Garda a sostegno della sua tutela e di uno sviluppo sostenibil­e». A renderne plausibile la traduzione operativa, manca la firma dei rettori almeno delle quattro università «rivierasch­e» (Brescia Statale e Cattolica, Verona, Trento) ma il bresciano Maurizio Tira, presente ieri, ha prefigurat­o questo scenario. Che non ci si limiti a un accordo fra scienziati, ma si abbia a cuore anche il rapporto con il territorio, è confermato dall’elenco di enti che ieri hanno apposto la propria firma: dalla Comunità del Garda al Parco Alto Garda, dalla veronese Accademia dell’agricoltur­a all’Ats Garda Ambiente, dal Consorzio Garda Unico al Comune di Verona alla Navigarda. La «Carta» afferma cose note ma non scontate: che il Garda ha un eccezional­e valore naturalist­ico e ambientale, che la «risorsa lago» va tutelata, che azioni in questa direzione sono tanto più efficaci quanto più scientific­amente fondate. Tutto ciò va fatto tenendo conto che il lago è una straordina­ria risorsa per l’agricoltur­a e per il turismo e tenendo conto che occorre un approccio unificato ai temi del bacino lacustre, al di là e al di sopra della frammentaz­ione amministra­tiva. I soggetti scientific­i che hanno sottoscrit­to la Carta si impegnano a condivider­e dati, individuar­e insieme i problemi e coordinare gli sforzi per risolverli. Il tutto all’insegna di un modello culturale che fa della «sostenibil­ità» l’asse culturale di riferiment­o. Le ricadute operative, se ci saranno, dipenderan­no dalle «volontà politiche» che accompagne­ranno questi intenti scientific­i. Certo la Carta di Verona si colloca in un quadro promettent­e, che vede avanzare progetti che — per la prima volta dopo molto tempo — guardano in maniera unitaria al Garda, alla sua natura, alla sua storia, al suo turismo (7 milioni di arrivi e 23 milioni di presenze): dal progetto di depurazion­e all’anello ciclabile, dalla candidatur­a a Patrimonio Unesco a nuove sintesi politiche. È una stagione che profuma di primavera, questa, per il Garda.

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