UNA CARTA PER IL GARDA
Viviamo (anche) di annunci, di buone intenzioni, di protocolli un poco barocchi che racchiudono aspirazioni e obiettivi: non sono la panacea ma senza di essi molte cose non progredirebbero. Per questo va salutata con fiducia, e persino con un poco di entusiasmo, la «Carta di Verona» sottoscritta ieri nella città scaligera da diciassette studiosi di sette università (Verona, Trento, Brescia, Cattolica, Politecnico di Milano, Marche e Utrecht) e due enti di ricerca (Cnr Irea e Cnr Ismar). L’obiettivo dichiarato è «il coordinamento delle ricerche sul lago di Garda a sostegno della sua tutela e di uno sviluppo sostenibile». A renderne plausibile la traduzione operativa, manca la firma dei rettori almeno delle quattro università «rivierasche» (Brescia Statale e Cattolica, Verona, Trento) ma il bresciano Maurizio Tira, presente ieri, ha prefigurato questo scenario. Che non ci si limiti a un accordo fra scienziati, ma si abbia a cuore anche il rapporto con il territorio, è confermato dall’elenco di enti che ieri hanno apposto la propria firma: dalla Comunità del Garda al Parco Alto Garda, dalla veronese Accademia dell’agricoltura all’Ats Garda Ambiente, dal Consorzio Garda Unico al Comune di Verona alla Navigarda. La «Carta» afferma cose note ma non scontate: che il Garda ha un eccezionale valore naturalistico e ambientale, che la «risorsa lago» va tutelata, che azioni in questa direzione sono tanto più efficaci quanto più scientificamente fondate. Tutto ciò va fatto tenendo conto che il lago è una straordinaria risorsa per l’agricoltura e per il turismo e tenendo conto che occorre un approccio unificato ai temi del bacino lacustre, al di là e al di sopra della frammentazione amministrativa. I soggetti scientifici che hanno sottoscritto la Carta si impegnano a condividere dati, individuare insieme i problemi e coordinare gli sforzi per risolverli. Il tutto all’insegna di un modello culturale che fa della «sostenibilità» l’asse culturale di riferimento. Le ricadute operative, se ci saranno, dipenderanno dalle «volontà politiche» che accompagneranno questi intenti scientifici. Certo la Carta di Verona si colloca in un quadro promettente, che vede avanzare progetti che — per la prima volta dopo molto tempo — guardano in maniera unitaria al Garda, alla sua natura, alla sua storia, al suo turismo (7 milioni di arrivi e 23 milioni di presenze): dal progetto di depurazione all’anello ciclabile, dalla candidatura a Patrimonio Unesco a nuove sintesi politiche. È una stagione che profuma di primavera, questa, per il Garda.