Quel filo nero Brescia-Bologna
Brescia-Bologna, da Ordine nuovo al «salto» dei Nar
L’indizio sta in un appunto, quello che l’ultima inchiesta sulla strage di Bologna attribuisce a Carlo Maria Maggi e che svela il contatti tra Ordine Nuovo e i Nar ritenuti la firma della bomba del 2 agosto 1980.
Galeotto fu il biglietto e chi lo scrisse. Un biglietto di Carlo Mario Maggi a tale G. C., alias Gilberto Cavallini, ex Nar, la banda armata neofascista che aveva in Giusva Fioravanti il suo leader. In esso si fa riferimento a detonatori ed esplosivo T4 (poi usato per Bologna) da far arrivare agli amici del Cavallini.
La notizia, uscita in occasione del rinvio a giudizio di Gilberto Cavallini con l’accusa di essere stato complice degli esecutori materiali della Strage del 2 agosto 1980 (verrà processato il prossimo 21 marzo), mi ha confortato su quanto sempre sostenuto (e scritto) sulle responsabilità dei Nar per la strage di Bologna, nonostante il cocciuto diniego di Fioravanti e sua moglie Francesca Mambro. Sgravio di responsabilità sostenuto nei due incontri avuti con loro a Roma. Nella seconda occasione, finito di pranzare dalle parti di Largo Argentina – nei pressi della sede di Nessuno Tocchi Caino, l’Ong dei Radicali presso la quale lavorano – la Mambro disse che la prossima volta saremmo potuti andare in una nota trattoria del ghetto ebraico. Al mio – evidente – imbarazzo, Giusva mi chiese se per caso pensassi lontanamente che loro fossero antisemiti.
«Noi non siamo mai stati nemmeno fascisti, per dirla tutta. Eravamo contro uno stato borghese come quello in essere». Sulla strage di Bologna, i miei dubbi avrebbero dovuto dissolversi di fronte all’assunzione di responsabilità degli omicidi confessati da entrambi: 8 per lui, 9 per lei come mandanti o esecutori. «Se confessiamo quelli perché dovremmo negare Bologna?». Perché è ben diverso sul piano morale e su quello della riconciliazione pubblica ammettere un eccidio che falciò le vite di 85 persone, ferendone altre 200 (diverse con mutilazioni).
A credere all’estraneità dei Nar nella strage bolognese ci sono tuttavia fior di storici: una tesi in linea con quanto sostenuto dalla buonanima di Francesco Cossiga. Per l’ex presidente emerito furono i palestinesi dopo che era venuto meno il Lodo Moro (che consentiva il loro passaggio immune dal nostro paese). Quel giorno «evaporarono» d’un colpo anche intere famiglie: un eccidio di cui nessun umano può avere le spalle sufficientemente larghe per sostenerne il peso con una confessione. La mancanza di assunzione di responsabilità è sempre stata peraltro prassi consueta nel neofascismo eversivo, con l’unica eccezione del «soldato» Vincenzo Vinciguerra, che se da una parte rivendica la strage di Peteano, dall’altra nasconde ostinatamente segreti e bugie del neofascismo stragista di una galassia in cui brillava Ordine Nuovo (Nero dopo lo scioglimento), al cui comando c’era anche quel Maggi.
Con quel pizzino, l’ideatore della strage di Brescia – condannato con Maruzio Tramonte all’ergastolo per quella strage dopo averla fatta franca per piazza Fontana ed essere stato condannato a 12 anni per reato associativo col Vinciguerra e Cicuttini per Peteano – ha (re)inguaiato Cavallini. Quel pizzino non dimostra però il legame fra ON e Nar, ma l’investitura che Maggi diede loro per un salto di qualità sul piano dell’eversione, battezzandoli come «braccio armato» su cui contare per altre azioni. Azioni clamorose come quella – abortita –contro l’Arena di Verona. Una bomba da eco mondiale. Il progetto scellerato fu vanificato da un melomane neofascista che informò la polizia. Fino al 2 agosto 1980, i Nuclei Armati Rivoluzionari s’erano mossi come le Brigate rosse, colpendo singoli bersagli (tanto da essere chiamati i «BR neri»). Quel biglietto riveste dunque grande importanza sotto il profilo storico (ché, sotto quello giudiziario ci sono i timbri della Cassazione che hanno certificato l’ergastolo per Fioravanti, Mambro e 30 anni per Luigi Ciavardini (per la sua minore età all’epoca dei fatti) quali esecutori della strage. Non a caso ho bene in mente il nervosismo di Fioravanti quando cercai di aprire il capitolo Cavallini. Capitolo riaperto con il rinvio a giudizio dei giorni scorsi per la strage disposto per lui dal Giudice per l’udienza preliminare Alberto Ziroldi con la prima udienza fissata per il 21 marzo 2018.