Teatro Grande, McGregor balla con i suoi ricordi
Con «Autobiography» il coreografo contamina la danza con la biologia
Corpi spezzati, muscoli contratti in un ossimoro, scrittura calligrafica, memorie intime e taccuini imbevuti d’inchiostro: sul palco, c’è la sua vita. John Travolta l’ha folgorato sulla via del parquet (ha confessato di aver iniziato a ballare dopo aver visto «La febbre del sabato sera») ma per la sua ultima, visionaria, coreografia, il semi-dio della danza Wayne McGregor si è ispirato a ogni cellula del suo corpo. Con «Autobiography» porta al Teatro Grande il ballo del genoma (venerdì, alle 20.30; i dettagli sul sito teatrogrande.it).
Donne che ballano contro le ombre. Automi che camminano come cyborg rallentati in una scena fredda e ostile, un Avatar che si muove nella nebbia, ballerini che prendono a schiaffi il palco. Natura, istinto, invecchiamento. È una coreografia che si reinventa all’infinito: McGregor l’ha disegnata attingendo ai suoi vecchi appunti, a ricordi sbiaditi, a lacerti di arte e musica che, negli anni, hanno contaminato il suo lavoro. Il corpo è il suo stesso archivio: «Autobiography» è una meditazione astratta su se stesso. Il coreografo, con una curiosità bulimica per la scienza, ha iniziato il progetto rapito dall’idea che ogni cellula biologica contenga il progetto biochimico della vita. Poi ha scelto i dieci interpreti più affini al suo immaginario poetico, e li ha sequestrati nella sua nuova casa-studio di Londra, comunicando con loro attraverso un linguaggio carnale, istintivo, non mediato: piuttosto che dettare una mossa o un passo, è ricorso a un vocabolario di gesti fisici, fluidi, e rumori espressivi che incarnassero ogni spunto o suggestione intima. Ne è uscito un album interrotto: 23 volumi o ritratti sincopati della sua vita, lo stesso numero dei cromosomi che compongono il genoma umano, frammentati e addensati in una coreografia che si ispira a sua volta ai principi di mutazione del genoma. Sul palco, vanno in scena solo alcuni di questi 23 capitoli autobiografici. La scelta scaturisce da un algoritmo basato sul codice genetico di McGregor: per ogni palco, replica, teatro, un computer seleziona casualmente una sezione specifica del genoma del coreografo britannico e, quindi, i danzatori che dovranno esibirsi e lo spettacolo che vedrà la platea: Venerdì, la performance al Teatro Grande sarà imprevedibile e unica, in senso letterale. Un’autobiografia non convenzionale.
Memorie intime La coreografia si ispira a ricordi personali e appunti dell’autore reinventati all’infinito