I cipressi identità del Benaco
Può una essenza indicare un luogo identitario? Un pezzo di storia del Lago di Garda. Sì, i cipressi. Può sembrare banale, ma siamo talmente abituati al loro svettare verso il cielo, che li diamo per scontati, mentre sono uno dei segnali identitari di un paesaggio. Considerati perlopiù come simbolo verso l’ultimo viaggio, sul Lago di Garda ed in Toscana trovano una diversa valenza. Sono indicatori, di eleganza,verso poggi e viali che conducono a case padronali e fattorie laboriose, come il Carducci ci ricorda in «Davanti San Guido». Ma come hanno fatto i cipressi ad arrivare sin qui ? Ci viene in aiuto Agostino da Gallo che già nel 1569 ,ln una descrizione del paesaggio spiega «ma ben vi narrerò de felici arbori & de frutti che vengono solamente in questo paese. Et quantunque noi bresciani siamo privi di felici aeri (...) nientemeno ci dobbiamo contentare della liberalità della natura (...) la quale ci ha donato nella nostra Riviera Salodiana siti meravigliosi» paragonandoli a quelli delle Riviere liguri o meridionali, e descrivendo le particolari condizioni climatiche, che sono foriere di colture agricole mediterranee, con una eccezionale ricchezza di flora, con lecci, cipressi, oleandri, agavi,lauri, oliveti, vigneti e agrumeti. Eccolo che compare, con le caratteristiche geomorfologiche del territorio, la presenza di una barriera di rocce, serve come accumulatore di calore e protettore di venti ed il grande specchio di acqua contribuisce a ridurre le escursioni termiche, inoltre la geologia giustifica a creare terrazzamenti atti a ricevere colture. Il paesaggio che ne scaturisce è un paesaggio sempreverde «i limoni non perdono mai le foglie,come ancora non le perdono i Lauri, I Mirti, gli Olivi,I Pini ,I Cipressi ...Onde si può dire che facciano qui la Primavera perpetua» (Il Grattarolo nel 1599). Ma è Giuseppe Solitro che nel 1897 ne declina le caratteristiche che oggi definiremmo paesistiche: «Di tutte le forme esterne, la vegetazione è quella che dà la caratteristica principale di un paese (oggi diremmo di un luogo) essa è sempre in armonia colla sua struttura plastica. Qui sul Benaco soltanto dispiega la pompa della sua magnificenza e costringe all’ammirazione ulivi e allori e cedri e limoni e oleandri e cipressi ..crescono e vivono vicini tanto diversi l’uno dall’altro pel contrasto per la forma e gli istinti ,ma pure stretti insieme da secoli». Che dire poi scoprendo che, il contrabbasso detto «Il Colonna», lo strumento di Gasparo da Salò le cui tavole armoniche dello stesso e del Cembalo sono costruiti in legno di ginepro appartenente alla famiglia dei cipressi e detto «Coccolone» per la forma delle sue bacche o galbule, proveniente dalle colline di Salò . Ritornando al lungo viaggio che il cipresso ha fatto per arrivare sul Benaco,non mi sbaglierei dicendo che l’hanno portato i romani, guardando l’intorno pieno di ville antiche che sono tracce indelebili del patrimonio archeologico sul lago da Sirmione a Toscolano. Ecco trovata l’essenza del linguaggio del paesaggio, diversi ma uniti e stretti insieme da secoli. Quanto dovremmo imparare dalla natura.