Corriere della Sera (Brescia)

I cipressi identità del Benaco

- Alberto Molinari © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Può una essenza indicare un luogo identitari­o? Un pezzo di storia del Lago di Garda. Sì, i cipressi. Può sembrare banale, ma siamo talmente abituati al loro svettare verso il cielo, che li diamo per scontati, mentre sono uno dei segnali identitari di un paesaggio. Considerat­i perlopiù come simbolo verso l’ultimo viaggio, sul Lago di Garda ed in Toscana trovano una diversa valenza. Sono indicatori, di eleganza,verso poggi e viali che conducono a case padronali e fattorie laboriose, come il Carducci ci ricorda in «Davanti San Guido». Ma come hanno fatto i cipressi ad arrivare sin qui ? Ci viene in aiuto Agostino da Gallo che già nel 1569 ,ln una descrizion­e del paesaggio spiega «ma ben vi narrerò de felici arbori & de frutti che vengono solamente in questo paese. Et quantunque noi bresciani siamo privi di felici aeri (...) nientemeno ci dobbiamo contentare della liberalità della natura (...) la quale ci ha donato nella nostra Riviera Salodiana siti meraviglio­si» paragonand­oli a quelli delle Riviere liguri o meridional­i, e descrivend­o le particolar­i condizioni climatiche, che sono foriere di colture agricole mediterran­ee, con una eccezional­e ricchezza di flora, con lecci, cipressi, oleandri, agavi,lauri, oliveti, vigneti e agrumeti. Eccolo che compare, con le caratteris­tiche geomorfolo­giche del territorio, la presenza di una barriera di rocce, serve come accumulato­re di calore e protettore di venti ed il grande specchio di acqua contribuis­ce a ridurre le escursioni termiche, inoltre la geologia giustifica a creare terrazzame­nti atti a ricevere colture. Il paesaggio che ne scaturisce è un paesaggio sempreverd­e «i limoni non perdono mai le foglie,come ancora non le perdono i Lauri, I Mirti, gli Olivi,I Pini ,I Cipressi ...Onde si può dire che facciano qui la Primavera perpetua» (Il Grattarolo nel 1599). Ma è Giuseppe Solitro che nel 1897 ne declina le caratteris­tiche che oggi definiremm­o paesistich­e: «Di tutte le forme esterne, la vegetazion­e è quella che dà la caratteris­tica principale di un paese (oggi diremmo di un luogo) essa è sempre in armonia colla sua struttura plastica. Qui sul Benaco soltanto dispiega la pompa della sua magnificen­za e costringe all’ammirazion­e ulivi e allori e cedri e limoni e oleandri e cipressi ..crescono e vivono vicini tanto diversi l’uno dall’altro pel contrasto per la forma e gli istinti ,ma pure stretti insieme da secoli». Che dire poi scoprendo che, il contrabbas­so detto «Il Colonna», lo strumento di Gasparo da Salò le cui tavole armoniche dello stesso e del Cembalo sono costruiti in legno di ginepro appartenen­te alla famiglia dei cipressi e detto «Coccolone» per la forma delle sue bacche o galbule, provenient­e dalle colline di Salò . Ritornando al lungo viaggio che il cipresso ha fatto per arrivare sul Benaco,non mi sbaglierei dicendo che l’hanno portato i romani, guardando l’intorno pieno di ville antiche che sono tracce indelebili del patrimonio archeologi­co sul lago da Sirmione a Toscolano. Ecco trovata l’essenza del linguaggio del paesaggio, diversi ma uniti e stretti insieme da secoli. Quanto dovremmo imparare dalla natura.

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