L’ispettore Cardona torna e si sdoppia fra pericoli e campane
Delle due una. Patrizio Pacioni è uno scrittore maldestro o scaltrissimo. Ha cercato di nascondersi infilandosi nei panni del commissario Leonardo Cardona, in forza presso una questura, qui al Nord, ma ormai è stato smascherato. Maldestro, quindi, anche se si è ripetuta la simpatica confusione come ai tempi di Simenon–Maigret, o ai più recenti di Camilleri-Montalbano. Per molti altri, Pacioni è invece più che furbo. Scrive storie vere di un Cardona non immaginario ma vivo, vivissimo e operativo. Si comporta così solo per proteggerne l’identità. Per questo ha creato un personaggio di fantasia. Quale la verità? Tutto possibile. Cardona – in silenzio dopo quasi sei anni, protagonista di tante avventure — è tornato dunque sulla scena. Talora gli eroi di carta sono più vivi di altri in carne ed ossa. E quelli in carne ed ossa finiscono per rivivere le loro storie sulla carta. Proviamo a conoscere questo Cardona. L’autore scrive che opera nella questura di Piacenza (i sostenitori della sua esistenza lo vogliono in forza a Brescia). Monteselva è il paese in cui abita con la moglie Luisa ed il figlioletto Michele (Per altri sarebbe Monticelli). Cardona ha fiuto poliziesco ma come marito non è uno stico di santo (facile trovare il doppio). Ha una amante belloccia, Diana, giornalista televisiva (anche alla donna del mistero sarebbe stato dato un nome). Mentre la querelle continua, Cardona si riaffaccia in due storie nuove di zecca pubblicate nel libro «In cauda venenum» (Editrice Serena di Viterbo. Pag 150). La prima si intitola «Una trappola per il Leone». E qui troviamo il nostro poliziotto ad affrontare un grosso pericolo. Nella seconda, «Cardona ed il suonatore di campane», il poliziotto si infila in una storia difficile e pure torbida. Freschi di stampa i due racconti hanno ricevuto il battesimo a Librixia. Originale il modo di proporre le due vicende in uno stesso volume. Per leggere la seconda si deve capovolgere il tomo. Mentre il commissario va per la sua strada a Pacioni che scrive anche per il teatro è giunto un bel riconoscimento. Ha ricevuto il primo premio al concorso di drammaturgia «Angelo Musco». Lo ha meritato la pièce intitolata «Diciannove + uno», dedicata alla nave Hedia scomparsa nel 1962 ungo le coste algerine con venti marinai italiani a bordo.