Ex caserma Gnutti ai raggi X Valutazione per il recupero
Nell’idea di Nibofin uffici, parcheggi e residenziale
La centralissima e strategica ex caserma Gnutti ai raggi X. Quattro anni dopo il concorso di idee, Nibofin (gruppo Fondital), la società proprietaria dello spazio, ha chiesto alla Soprintendenza l’autorizzazione a eseguire indagini su pareti e affreschi. Forse è la volta buona per il recupero della maxi struttura.
La strategia militare era scritta in un bando di undici pagine: articoli, cavilli, suggestioni, note a piè di pagina e l’indirizzo generale, «restauro e risanamento conservativo», in una riga. I progetti per il recupero dell’ex caserma Gnutti sono stati spediti dentro buste anonime con sigilli in ceralacca nel novembre 2013: quattro anni dopo il concorso di idee, Nibofin (gruppo Fondital), la società proprietaria dello spazio, ha chiesto alla Soprintendenza l’autorizzazione a eseguire indagini su pareti e affreschi. «Bisogna verificare lo stato degli intonaci, cercare eventuali decorazioni sulla struttura muraria e controllare le condizioni delle pareti» fa sapere l’architetto Marco Fasser.
Al concorso d’idee del 2013 erano stati invitati 15 studi di architettura in tutta Italia: l’idea era di assecondare la vocazione residenziale dello spazio, 7.093 metri quadri in zona centralissima, ma non si escludevano uffici al piano terra, un parcheggio nella seconda corte, un altro sotterraneo e il recupero della chiesa, in cui si potrebbero allestire mostre e incontri aperti alla città. Al primo posto, si sono classificati gli studi Boschi Serboli e Aegis (gli architetti Luigi Serboli, Valeria e Ruggero Boschi, Giuseppe Cantarelli): la soprintendenza non ha autorizzato le bozze, dal momento che si trattava di un concorso di idee, ma il progetto potrebbe essere riconsiderato se Nibofin, dopo le indagini, decidesse di finanziare il recupero dell’ex caserma (qualche settimana fa, i vertici della società hanno avuto un incontro con l’assessore all’Urbanistica Michela Tiboni). Due righe di biografia: gli umiliati di San Bartolomeo di Contignaga costruirono la Gnutti nel 1236. Seguirono bizze con Berardo Maggi e la cessione al generale dei Somaschi Ambrogio Varese, a condizione che ne ricavasse un collegio per «giovani nobili o così civili che loro convenga un’educazione di chiara fama» (cit). Nel 1797, il ministero della Guerra ridusse le sale a deposito e fabbrica di armi da precisione, poi la «Serafino Gnutti» tornò ad essere fulcro della presenza strategica dei militari a Brescia come sede della Brigata Brescia. Poi il cambio d’uso e l’asta: nel 2010, il Demanio ha venduto la caserma a Nibofin per 9,1 milioni di euro. Tre anni dopo, il concorso di idee per il recupero, con la richiesta di «unità immobiliari residenziali di elevato standard qualitativo», di preservare la struttura architettonica, disegnare un parcheggio interrato, «una soluzione per il riuso pubblico della chiesa e la valorizzazione della corte secondaria». Nel progetto vincitore, un intervento sulle superfici di copertura con terrazze e recupero del sottotetto e una superficie ampliata di quasi mille metri quadri rispetto a quella attuale. Il secondo posto era andato allo studio Abda, e il terzo al Nat Office di Reggio Emilia.
I progetti erano stati esposti in caserma ma, come specificato dalla stessa Nibofin all’epoca, avrebbero anche potuto restare suggestioni sulla carta. Nella richiesta di un’autorizzazione (concessa) alla Soprintendenza, però, trapela l’intenzione, da parte dei proprietari, di valutare un intervento concreto. La caserma resta un posto strategico.