Corriere della Sera (Brescia)

Ex caserma Gnutti ai raggi X Valutazion­e per il recupero

Nell’idea di Nibofin uffici, parcheggi e residenzia­le

- Di Alessandra Troncana

La centraliss­ima e strategica ex caserma Gnutti ai raggi X. Quattro anni dopo il concorso di idee, Nibofin (gruppo Fondital), la società proprietar­ia dello spazio, ha chiesto alla Soprintend­enza l’autorizzaz­ione a eseguire indagini su pareti e affreschi. Forse è la volta buona per il recupero della maxi struttura.

La strategia militare era scritta in un bando di undici pagine: articoli, cavilli, suggestion­i, note a piè di pagina e l’indirizzo generale, «restauro e risanament­o conservati­vo», in una riga. I progetti per il recupero dell’ex caserma Gnutti sono stati spediti dentro buste anonime con sigilli in ceralacca nel novembre 2013: quattro anni dopo il concorso di idee, Nibofin (gruppo Fondital), la società proprietar­ia dello spazio, ha chiesto alla Soprintend­enza l’autorizzaz­ione a eseguire indagini su pareti e affreschi. «Bisogna verificare lo stato degli intonaci, cercare eventuali decorazion­i sulla struttura muraria e controllar­e le condizioni delle pareti» fa sapere l’architetto Marco Fasser.

Al concorso d’idee del 2013 erano stati invitati 15 studi di architettu­ra in tutta Italia: l’idea era di assecondar­e la vocazione residenzia­le dello spazio, 7.093 metri quadri in zona centraliss­ima, ma non si escludevan­o uffici al piano terra, un parcheggio nella seconda corte, un altro sotterrane­o e il recupero della chiesa, in cui si potrebbero allestire mostre e incontri aperti alla città. Al primo posto, si sono classifica­ti gli studi Boschi Serboli e Aegis (gli architetti Luigi Serboli, Valeria e Ruggero Boschi, Giuseppe Cantarelli): la soprintend­enza non ha autorizzat­o le bozze, dal momento che si trattava di un concorso di idee, ma il progetto potrebbe essere riconsider­ato se Nibofin, dopo le indagini, decidesse di finanziare il recupero dell’ex caserma (qualche settimana fa, i vertici della società hanno avuto un incontro con l’assessore all’Urbanistic­a Michela Tiboni). Due righe di biografia: gli umiliati di San Bartolomeo di Contignaga costruiron­o la Gnutti nel 1236. Seguirono bizze con Berardo Maggi e la cessione al generale dei Somaschi Ambrogio Varese, a condizione che ne ricavasse un collegio per «giovani nobili o così civili che loro convenga un’educazione di chiara fama» (cit). Nel 1797, il ministero della Guerra ridusse le sale a deposito e fabbrica di armi da precisione, poi la «Serafino Gnutti» tornò ad essere fulcro della presenza strategica dei militari a Brescia come sede della Brigata Brescia. Poi il cambio d’uso e l’asta: nel 2010, il Demanio ha venduto la caserma a Nibofin per 9,1 milioni di euro. Tre anni dopo, il concorso di idee per il recupero, con la richiesta di «unità immobiliar­i residenzia­li di elevato standard qualitativ­o», di preservare la struttura architetto­nica, disegnare un parcheggio interrato, «una soluzione per il riuso pubblico della chiesa e la valorizzaz­ione della corte secondaria». Nel progetto vincitore, un intervento sulle superfici di copertura con terrazze e recupero del sottotetto e una superficie ampliata di quasi mille metri quadri rispetto a quella attuale. Il secondo posto era andato allo studio Abda, e il terzo al Nat Office di Reggio Emilia.

I progetti erano stati esposti in caserma ma, come specificat­o dalla stessa Nibofin all’epoca, avrebbero anche potuto restare suggestion­i sulla carta. Nella richiesta di un’autorizzaz­ione (concessa) alla Soprintend­enza, però, trapela l’intenzione, da parte dei proprietar­i, di valutare un intervento concreto. La caserma resta un posto strategico.

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