Corriere della Sera (Brescia)

Imprese, in cinque anni oltre tremila cessazioni

Moria soprattutt­o degli artigiani, si rafforzano le società di capitali

- Bendinelli

Meno imprese, soprattutt­o artigiane e di piccole dimensioni. È la fotografia fatta dal Servizio studi della Camera di commercio sulla natalità e mortalità delle imprese bresciane. Dal 2012, livello massimo del numero di imprese nel Bresciano, al 2017 il saldo tra iscrizioni e cessazioni è stato sempre negativo: il risultato è che si è passati da 122.647 imprese a 119.566, oltre tremila in meno.

Meno imprese, soprattutt­o artigiane e di piccole dimensioni. È la fotografia fatta dal Servizio studi della Camera di Commercio sulla natalità e mortalità delle imprese bresciane. Dal 2012, livello massimo del numero di imprese nel bresciano, al 2017 il saldo tra iscrizioni e cessazioni è stato sempre negativo: il risultato è che si è passati da 122.647 imprese a 119.566, oltre tremila in meno.

La moria ha riguardato soprattutt­o le imprese artigiane, passate da 37.926 nel 2012 alle 34.677 del terzo trimestre 2017. Nell’ultimo trimestre, a onor del vero, c’è stato un piccolo incremento (+0,2%) del numero di imprese ma, come sottolinea la Camera di Commercio, «l’analisi della dinamica dei dati relativi ai terzi trimestri degli ultimi dieci anni fornisce l’immagine di un graduale, ma costante, ridimensio­namento del sistema imprendito­riale bresciano». La lettura dei dati dal punto di vista delle forme giuridiche fornisce ulteriori informazio­ni sulla tendenza in atto da tempo: «È evidente - si legge nello studio - il rafforzame­nto, ormai consolidat­o, delle società di capitali che registrano un incremento annuo del 2,5%; esse sono trainate da una elevata natalità e da un tasso di mortalità molto contenuto». All’opposto osserva il rapporto - persiste la diminuzion­e delle società di persone con una flessione annua del 2,4 per cento. Dinamiche simili avvengono anche nel comparto artigiano, «con un aumento delle società di capitali (+4,8%) annuo e un continuo arretramen­to delle società di persone (-3,4%). Per quanto riguarda i settori, relativame­nte al totale delle imprese, quelli che registrano gli incrementi più consistent­i si confermano le attività profession­ali, scientific­he e tecniche (+199 unità), i servizi di supporto alle imprese (+99), l’alloggio e la ristorazio­ne (+95). In negativo invece le costruzion­i (-209 imprese), il manifattur­iero (-129), l’agricoltur­a (-99) e le attività immobiliar­i (-78). Tendenza analoga nell’artigiano, dove i due settori che più hanno perso attività sono le costruzion­i e il manifattur­iero. A livello di stock, i comparti maggiori al 30 settembre restano ovviamente il commercio all’ingrosso (26.228 imprese), le costruzion­i (18,432 imprese, di cui oltre 13 mila artigiane) e la manifattur­a (15.708 imprese, di cui 9.472 artigiane). Il rapporto dedica una sezione anche al confronto tra province in Lombardia. Se nel complesso la tendenza è comune (-0,7% il tasso di crescita annuo), a livello provincial­e qualche differenza non da poco emerge. Si passa infatti dal tasso positivo di crescita (nei servizi) di Milano a saldi negativi di un certo peso: in particolar­e spiccano i dati del triangolo Cremona (-2,1%), Lodi (-1,8%) e Pavia (-1,5%). Brescia sta circa a metà strada tra il capoluogo e la bassa Lombardia, facendo registrare un tasso negativo dell’1,1 per cento. La tendenza al ribasso nel numero di imprese attive, con saldo negativo quindi tra iscrizioni e cessazioni, viene registrata anche a livello nazionale.

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